Nord e Sud - anno XIX - n. 150 - giugno 1972

, L'industria chimica fra due Piani politano italiano, il quale, in un circolo chiuso che non sembra spezzarsi, sbarra la propria frontiera al Mezzogiorno. Tuttavia, gli industriali non potranno non rendersi conto che, se il Sud è la periferia dei tradizionali mercati d'assorbimento delle loro produzioni e la Sicilia, ancora maggiormente, ne è la periferia più lontana, la stessa isola ha un avanmare, quello dei paesi in via di sviluppo dell'Africa Settentrionale, che certamente rappr.esentano sbocchi commerciali di un certo interesse. Ma le difficoltà per un concreto inserimento della chimica fine nella strategia dello sviluppo industriale del Mezzogiorno sono ancora molte. Allo· stato attuale delle cose, solo il 10% delle materie plastiche, il 10% delle vernici, il 12% dei detersivi, il 18% dei farmaceutici sono prodotti nel Sud. Per molte di queste industrie necessitano ingenti quantità d'acqua e questa non abbonda nel Mezzogiorno. Così, per tutte le industrie chimiche manifatturiere, il peso della « ricerca » è determinante; e nelle regioni meridionali i centri di ricerca applicata sono rari. Necessiterà, quindi, collegare queste esigenze dell'industria chimica con i progetti per la soluzione del problema idrico del Mezzogiorno e con un piano di sviluppo delle aree di ricerca nel Sud, così come ormai da tempo i meridionalisti più autorevoli vanno sostenendo, senza che, tuttavia, nulla ancora si sia progettato, e tanto meno, realizzato. Nel trarre le conclusioni del nostro discorso, dobbiamo rilevare che ci troviamo in presenza di una serie di contraddizioni che rischiano di condizionare fortemente le possibilità di incidere consistentemente sullo sviluppo industriale del Mezzogiorno attraverso i progetti di promozione dell'industria chimica. Sul piano finanziario, men tre da un lato si sbandiera la tesi meridionalista della priorità degli investimenti nel Mezzogiorno, dal~ l'altro i « punti critici » della Montedison pongono il problema di una ristrutturazione il cui immenso costo finanziario non potrebbe non ripercuotersi sul ridimensionamento dei progetti che dovrebbero concorrere allo sviluppo industriale del Mezzogiorno. In rapporto alle localizzazioni, la relativa semplicità con la quale il primo progetto risolve il problema, impostandolo in senso nettamente meridionalista, non sembra altrettanto possibile per il. secondo, in rapporto alle più complesse_ esigenze che scaturiscono dalla considerazione della struttura produttiva della chimica secondaria. In tal modo, se si affronta l'esam~ del progetto di promozione per la chimica di base, senza lasciarsi abbagliare dall'accattivante discorso degli etilenodotti .e delle aree chimiche connesse, che 33

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