Girolamo Cotroneo allora indicare come inutile la rivoluzione parziale, in quanto questa otterrà soltanto degli obiettivi « riformistici » che possono ottenersi anche per altra via). Resta allora da chiedersi perché mai essa incontra oggi, spedalmente fra i giovani, tanto successo. Il fatto che affondi le sue radici in un sostrato mistico-irrazionale non basta a spiegarlo: perché anche se è vero che, contrariamente a quanto si crede, per l'uomo l'irrazionale è sempre più facilmente accettato e accettabile che non il razionale (che richiede fatica, sforzo mentale), anche se questo è vero, dicevamo, non ci pare sufficiente a spiegare il fenomeno. Mathieu, da parte sua, lo spiega con lo stesso argomento con il quale, poco prima di lui, aveva cercato di spiegarlo, nel romanzo Il contesto, lo scrittore Leonardo Sciascia: quello pascaliano della « scommessa». « La rivoluzione - scrive infatti Mathieu - [ ...] come la religione ha il carattere di una scom1nessa, di un pascaliano pari [ ...] Sco1nmettere sull'infinito è dare il niente per qualche cosa: questo qualcosa non so se l'avrò, è vero, ma, qualunque sìa la probabilità di averlo, non avrò sacrificato nulla ». L'argomento è chiaramente ipocrita: e tale lo riteneva infatti il Voltaire. Con esso si possono tranquillamente mascherare delle posizioni di comodo, come ha brutalmente prospettato Leonardo Sciascia, quando fa dire a un personaggio del suo ultimo romanzo, lo scrittore Nocio, queste parole: « Ora questa possibilità di scommettere è passata dalla metafisica alla storia. L'aldilà è la rivoluzione. Rischierei di perdere tutto se scomn1ettessi per negarla. Ma se punto per affermarla: non perdo niente se non ci sarà, vinco tutto se ci sarà». Naturalmente il punto di vista di Mathieu non è questo: per lui il rivoluzionario crede veramente nella rivoluzione intesa come catarsi finale. Completamente privo di senso storico, il rivoluzionario ideale finisce con l'assomigliare senza saperlo agli « eroi» vichiani che fingunt simul creduntque. La mancanza di realismo politico sta quindi alla base del sogno rivoluzionario: Mathieu, anche se non lo dice chiaramente, lo ado1nbra lungo tutto il corso della sua indagine. La quale si conclude osservando che « la fortuna dell'idea rivoluzionaria nel mondo d'oggi non va, probabilmente, interpretata come il manifestarsi di qualcosa di nuovo, ma piuttosto come un venir meno di certe controspinte, che lascia libera di espandersi una forza che c'era sempre stata, anche se in forme diverse ». Ma qual è la controspinta che è venuta a mancare? Mathieu, che colloca nell'età del romanticismo il momento in cui questo fenomeno si sarebbe 14
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