1lrgomenti del 1972, mentre si è parallelamente accresciuta l'incidenza degli oneri per il personale), dato che il nostro paese si trova davanti a riforme ed a problemi molto impegnativi da affrontare, non resta che una via: la drastica ristrutturazione dell'apparato difensivo, con l'eliminazione di tutto ciò che non è indispensabile, per guadagnare in qualità ciò che si perde in quantità. Senza dubbio, per la sua estrema complessità, il problema può essere risolto soltanto sulla base di approfonditi studi e sperimentazioni. Tuttavia, anche sulla base delle esperienze compiute da altri paesi, più ricchi del nostro, che hanno già optato per soluzioni del genere, si può cominciare ad impostare, nel quadro della programmazione economica nazionale, un'organica programmazione della difesa, con programmi e sub-programmi possibilmente « interforze ». D'altra parte, si dovrà vagliare l'opportunità di rivedere l'attuale sistema basato sulla coscrizione, riducendo eventualmente i contingenti di leva e destinandoli soprattutto a compiti di difesa territoriale (o comunque a compiti richiedenti un grado di addestramento non elevatissimo), e dando l'avvio alla formazione di poche unità di élite, basate su volontari a ferma lunga. Le possibili soluzioni che qui sono state molto schen1aticamente ipotizzate potranno avere una loro validità soltanto se verranno organicamente inquadrate in una razionale politica della difesa, a lungo o almeno a medio termine. Gli strumenti per la definizione di tale politica esistono già. Il nostro « vertice » della Difesa è ben strutturato e fondato su un valido equilibrio politico-tecnico. C'è un Consiglio supremo di difesa, presieduto dal Presidente della Repubblica e formato dal Presidente del Consiglio, dai Ministri degli esteri, dell'interno, della difesa, del tesoro, del bilancio e programmazione economica e dell'industria e commercio, e dal Capo di stato maggiore della difesa. C'è il Ministro della difesa, c'è il Comitato dei Capi di stato maggiore, c'è lo Stato maggiore della difesa, ci sono gli Stati maggiori delle tre FF.AA., c'è il Consiglio superiore delle FF.AA. Tutti questi organi hanno attribuzioni precise e fondamentalmente ben collegate. Eppure, nonostante ciò, manca una vera politica della difesa. . Un vizio di fondo pesa su tutto questo n1eccanismo: la scarsa partecipazione del Parlamento - che pure è il detentore del massimo «Potere» dello Stato, e cioè il «_Legislativo» - alla definizione di una politica della difesa. È ·necessario che tale partecipazione divenga maggiore, perché questa politica impone l'assunzione 115
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