La rivoluzione improbabile seguimento di quegli obiettivi di libertà, di giustizia, di eguaglianza, ecc., che sono poi i fini di qualsiasi lotta politica moderna. Perciò ascoltiamo al proposito due autorevoli voci del nostro tempo, l'una delle quali riguarda l'efficacia della rivoluzione in sé e per sé, mentre l'altra si rivolge più direttamente ai nostri giorni e all'attuale situazione del mondo occidentale. La prima è quella di Benedetto Croce. In un saggio dal titolo Forza e violenza il filosofo napoletano sosteneva che « le maggiori, le più profonde rivoluzioni, l'umanità le ha compiute e le compie senza violenza, con le lotte consuete di cui s'intesse la vita umana, quasi per naturale svolgimento; laddove la violenza e i ' Terrori', che sono stati di talune ma non di ogni rivoluzione, segnano una loro imperfezione, tanto che essi misero a capo a più o meno gravi reazioni e dittature e tirannie e assolutismi, e ripigliarono poi il loro corso progressivo con la forza bensì, ma non più con la violenza »; e ricordava l'esempio dell'Inghilterra che dopo la dittatura del Cromwell e la restaurazione degli Stuart aveva compiuto la sua autentica e duratura rivoluzione incruenta, e quello della Francia, che, « dopo l'assolutismo napoleonico e dopo una n1alsicura carta costituzionale, si liberò veramente dall'assolutismo monarchico e dalla incerta libertà con le giornate di luglio ». Che il Croce, nel quadro della filosofia storicistica da lui professata, giungesse a simili conclusioni, non può essere certo per nessuno motivo di stupore: e l'accusa di « moderatismo » rivolta alla sua dottrina socio-politica ne risulta anzi ancor più rafforzata. Senza entrare nel merito del discorso di Croce, passiamo ad ascoltare un'altra voce sullo stesso argomento: quella di un filosofo il quale è stato, per lontane mediazioni, uno dei padri spirituali dello spirito rivoluzionario contemporaneo, avendo elaborato, assieme a Theodor W. Adorno, quella « teoria critica » della società che tanto peso ha avuto (ed ha tuttora) nelle vicende culturali del nostro tempo. Come si sarà già compreso, si tratta di Max Horkheimer, il quale proprio di recente ha detto delle parole di grande interesse sull'opportunità e sui risultati che avrebbe un'eventuale rivoluzione nei paesi dell'Occidente europeo. Occorre anzitutto premettere che, secondo il coautore della Dialettica dell'illuminismo, l'attuale direzione presa dalla nostra società, « non condurrà al regno della libertà, bensì a un 'mondo governato ', cioè a un mondo in cui tutto sarà così perfettamente regolato da togliere a ciascun uomo la necessità di affaticarsi per sopravvivere, per cui egli dovrà sviluppare fantasia e inventiva di 9
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