Passato e presente di un comune meridionale la feudalità baronale, che venne a delinearsi meglio nel periodo svevo, e che assorbì quasi completamente, nei disastrosi successivi periodi storici, la vita locale, come del resto di gran parte del Mezzogiorno. Al feudo ecclesiastico, di origine pii.1 remota, si unì, e qua e là si sovrappose, nel periodo normanno, il feudo laico; dapprima assolutamente anarchico, ristretto poi in limiti più legali da Roberto il Guiscardo. Ma H dilagare della feudalità fu per un momento arrestato dagli Svevi. Federico II infatti, con editto del 1220, restituì al regio demanio la badia San Marco in Lamis. Gli Svevi predilessero questa zona per cacciare; Federico II ebbe come stazione di caccia il vicino Castelpagano, dominante dall'alto i piani di Puglia che Manfredi ebbe assai cari. Costruito probabilmente dai Normanni, Castelpagano fu la roccaforte di Rainulfo nella lotta contro il cognato Ruggero II re di Sicilia; dopo strenua resistenza all'assedio dell'esercito di Lotario III, chiamato in Italia da papa Innocenzo II, nel 1137 Castelpagano si arrese e Ruggero, ritenendolo traditore, fece abbacinare il governatore Riccardo (MURATORI: Annali, 1137). Nel 1177 Castelpagano, insieme con altre terre, venne dato da Guglielmo II in appannaggio alla moglie Giovanna, figlia di Arrigo II d'Inghilterra: « ... concedimus ei etiam similiter in servitio Candelariun1, Sanctum Clericum, Castel]um Paganum ... » (DI COSTANZO: Storia del regno di Napoli, 1. III, Napoli 1839). Nel 1186 il feudatario di Castelpagano era tenuto a fornire al re un milite, cioè un fante e due cavalli, corrispondenti alla rendita di venti once d'oro: « Filii Rahonis de Castello pagano tenent Castellum Paganum qui est feudum I militis » (LUNING: Codex diplomaticus colun, t. II, 858, Dipl. 36). E poiché il numero dei militi che ciascun feudo doveva fornire era proporzionato alla rendita del feudo stesso, così Castelpagano, a parte il suo valore bellico, doveva essere molto povero. Trasforn1ato da Federico II in castello di caccia, Castelpagano fu poi feudo di Manfredi. Le concessioni feudali crebbero con Carlo Ì d'Angiò, che pre1niò con esse i cavalieri che più contribuirono alle sue vittorie. Fra le non poche donazioni fatte nel 1269 a coloro che fedehnente l'avevano servito nella conquista dei regni di Napoli e della Sicilia, Carlo d'Angiò « diede molte Castella nell'uno e nell'altro rea1ne a Gerardo e Bertrando di Artus e a Rinaldo e Pietro di Cauda, anch'essi cavalieri francesi della provincia di Borgogna, Specchio, Castel Pagano, San Lotterio e la Volturara e tut~i i casali di Napoli, sotto il nome di governatore regio, per la vita di uno di essi» (CAPECELATRO: Istoria della città e del reame di Napoli, t. II, pag. 153). Nel 1496 fu donato da Ferdinandq ai Pappacoda di Napoli, che nel 1516 restaurarono il santuario di S. Maria di Stignano; con l'estinzione di questa famiglia ritornò al regio demanio. Verso il 1600, secondo 97
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