Ugo Leone naturale-elettricità consente una certa dispersione delle industrie di base e una larga libertà geografica delle industrie di trasformazione » 5 • Pertanto la n1ancanza di fonti di energia in loco non costituisce più un handicap insuperabile, mentre cominciano a porsi i problemi quali « il possibile esaurimento delle risorse naturali, il deterioramento delle qualità dell'ambiente dovuto ai prodotti della combustione, all'accumulo delle scorie e alla dissipazione dell'energia termica al momento della trasformazione e dell'impiego » 6 • Come si vede, ci si trova davanti ad un complesso problema di scelte. Un ruolo determinante, comunque, si prevede sarà tenuto nei prossimi anni dall'energia nucleare, perché solo se si riuscirà a sfruttarla in modo massiccio l'umanità potrà disporre della quantità di energia che si presume necessaria per lo sviluppo ipotizzato e senza particolari alterazioni dell'ambiente. Questa affermazione è tanto più valida se si tiene conto del fatto che risulta in continua diminuzione l'apporto percentuale dei combustibili fossili solidi (carbone e lignite) passati dal 56,7% del 1953 al 36,9% del 1969 nella produzione mondiale di fonti primarie; mentre è in aun1ento crescente il contributo del petrolio (passato dal 31 al 44,2%) e quello del gas naturale (passato dal 10,2 al 16,3% ). Questo fenomeno da una parte ha ampliato, lo abbiamo visto, per tutti i paesi la possibilità di disporre di energia; dall'altra ha provocato, specialmente in Europa, una serie di conseguenze di notevole rilievo. Un primo problema è costituito dalla riconversione dell'assetto produttivo e della mano d'opera mineraria ~ei paesi tradizionalmente carbonieri quali la Gran Bretagna, il Belgio e la Germania. « Benché l'età del carbone cominci a perdersi nella storia - ha scritto Anthony Sampson 7 - essa ha lasciato profondi segni sul volto e sul carattere dell'Europa». La Gran Bretagna, il Belgio e la Germania ne sono stati profondamente segnati e il « declassamento » del carbone non ha mancato di farsi sentire sulla economia di questi paesi che si sono improvvisamente trovati di fronte alla concorrenza del petrolio e del gas naturale senza poterla fronteggiare se non a prezzo di gravi crisi come quella che travaglia il Galles meridionale, il Borinage belga e la stessa Ruhr: « i lavoratori del carbone sono ancorati aMe miniere ed è difficile mandarli via», né è facile trovare un posto in cui collocarli agevolmente. D'altra parte, mentre il carbone poteva considerarsi una fonte di energia anche europea, al contrario, con l'introduzione del petrolio e s J. F. GRAVIER, cit. 6 L'energia in « Le scienze», n. 40, dicembre 1971. 7 A. SAMPSON, / nuovi Europei, Milano, Garzanti, 1969. 82
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