Argon1enti individuati tra quelli non classificati - della IV classie - per la cui realizzazione e ammodernamento sono responsabili, finanziariamente, i dissestati bilanci delle ammjnistrazioni comunali. Pur non escludendo che il traffico dei natanti da diporto si svolga anche nei porti classificati commerciali (o sussidiari e complementari di quelli), bisogna convenire che la struttura centrale di quello che dovrebbe essere il « sistema portuale turistico » italiano si regge sui porti minori, non classificati, la cui diffusione geografica, particolarmente ampia, consente di determinare le premesse per la costituzione di una completa rete infrastrutturale al servizio del diporto nautico. Su questa base, diventa particolarmente arduo accettare il principio della verifica di situazioni corrispondenti alle esigenze degli utenti in base a calcoli medi di equidistanza dei porticciuoli, calcoli effettuati attraverso un rapporto aritmetico tra il numero dei rifugi protetti e l'estensione del litorale; in tal modo si perde di vista l'aspetto più importante, che è rappresentato dal livello delle attrezzature disponibili, in rapporto a configurazioni territoriali ben precise. Se infatti si tiene presente quanto abbiamo detto precedentemente circa le caratteristiche tipologiche della classe di natanti più richiesta dal mercato nazionale, appare evidente come la loro utHizzazione non possa essere di tipo « nautico », in senso stretto, bensì di tipo « balneare ». Il che significa che la domanda d'approdi si concentra in corrispondenza dei principali centri di vi11eggiatura estiva, mentre la domanda di ricovero invernale e di rimessaggio è particolarmente sensibile là dove esiste una forte densità urbana. In n1ateria di portj turi5tici, esiste un'esigenza di « circolazione turistica », legata al diporto nautico, ed una di utilizzazione « balneare », collegata al fenomeno dello sviluppo del turismo nei centri costieri 9 • Se non si esaminano separatamente le due componenti della complessiva domanda di approdi, poiché la consistenza della flotta alturiera e di mediocabotaggio risuLta modesta 10 , l'interes e della collettività per la realizzazione dei porticciuoli turistici finisce per sfuggire. D'altra parte, la mancanza di iniziative pubbl'che ct· una certa ieons:stenza e la difficoltà di reperire finanziamenti che consentano ai Comuni di intervenire nella costruzione di opere marittime, rende più aggressiva l'iniziativa privata, la quale nel settore vede un'utile occasione di profitto. E certamente l'attenzione degli operatori non si limita allo stretto inte_- resse per la gestione dei servizi d'ormegg~o, ma si allarga alle attrezza9 Cfr. D'APONTE T., Il diporto nautico nella circolazione turistica, in « Atti Conv. Naz. Porti Tur. », Napoli, 1968, pp 26-46 dell'estratto. 10 Sulla ba~e di queste considerazioni, nel citato studio condotto da Italia Nostra, si rièiene che il problema dei porticciuoli turistici si ponga come « problema d'élite»; cfr. Le coste italiane, etc ..., op. cit., p. 29. 75
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