Nord e Sud - anno XIX - n. 149 - maggio 1972

• Francesco Conipagna luppo delle loro regioni meridionali. Da questa tendenza gli osservatori jugoslavi temono, non a torto, che possa derivare la contarninazione e la deformazione di un sisten1a econorriico come il nostro, che gli jugoslavi considerano più vitale di quello che essi vorrebbero, appunto, risanare dalle degenerazioni di tipo burocratico-parassitario. Io credo che noi dobbiamo tenere conto di queste preoccupazioni. La riforma dei nostri meccanismi di sviluppo del reddito e dell'occupazione dev'essere pensata e attuata non con riferimenti a modelli socialistici che non riescono a garantire adeguati ritmi di aumento del reddito e dell'occupazione, ma con riferimento a quella che ho definito concezione meridionalista dello sviluppo italiano e nel quadro di quella che potrei definire concezione europeista dello sviluppo italiano. C'è una saldatura possibile e necessaria, fra concezione meridionalista dello sviluppo italiano e concezione europeista dello sviluppo italiano. È stato un socialista olandese, Sicco Mansholt, presidente della Commissione di Bruxelles, che a Venezia ha definito nei giorni scorsi la filosofia dello sviluppo cui dovrebbe ispirarsi l'Europa. Si deve distribuire lo sviluppo, ha detto Mansholt, e questa distribuzione dello sviluppo all'interno della Comunità europea presuppone uno spostamento del flusso degli investimenti nella direzione delle zone meno favorite dell'area comunitaria: del Mezzogiorno d'Italia anzitutto e soprattutto. Ecco la saldatura di cui dicevo: il problema del nostro Mezzogiorno portato all'attenzione della Comunità. Ma questa saldatura rischia di essere compromessa sia per quanto riguarda la politica di trasformazione delle strutture agricole, che interessa particolarmente il nostro Mezzogiorno, e per la quale sono già stati predi~ sposti da Bruxelles congrui stanziamenti, sia per quanto riguarda la politica regionale di sviluppo che deve spostare verso il nostro Mezzogiorno gli investimenti nelle attività extra-agricole. Rischia di essere compromessa questa saldatura se noi non predisponiamo gli strun1enti legislativi per utilizzare e valorizzare gli impegni comunitari; o peggio, se noi approviamo leggi che, come quella dei fitti rustici, sono in contraddizione con la politica comunitaria di trasformazione delle strutture agricole, con una politica di cui noi stessi abbiamo sollecitato l'impostazione e l'attuazione. · Noi domandiamo ai nostri socialisti di farsi carico, con1e noi ce ne facciamo, delle esigenze di adeguare la nostra legislazione alla filosofia comunitaria dello sviluppo economico e civile e dell'esigenza di contribuire a predisporre gli strumenti legislativi grazie ai 52

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