J l costo dell'equilibrio cani sulla limitazione degli armamenti strategici. Le nuove complicazioni del conflitto indodnese avrebbero anche potuto spingere gli Stati Uniti ad un irrigidimento globale e non semplicemente ad una reazione militare « locale », come quella scelta. Acquista perciò forza l'ipotesi che l'iniziativa nordvietnamita sia stata autonoma, o sia andata al di là delle intenzioni russe; o addirittura che i sovietici, dopo avere appoggiato per anni Hanoi, non riescano ora a tirarsi indietro e siano costretti, anche a causa della loro « concorrenza » ideologica e politica con la Cina, quasi a procedere a rimorchio dei nordvietnamiti e dei vietcong. Che i russi abbiano tutto l'interesse a veder rischiarato l'orizzonte internazionale, è confermato da altri due fatti recenti: le fredde accoglienze ricevute dal Presidente egiziano Sadat a Mosca, con le quali i dirigenti sovietici hanno voluto evidentemente dimostrare che non gradiscono, almeno per il momento, una ripresa del conflitto nel Medio Oriente; e la blanda reazione - una semplice protesta diplomatica, quasi in sordina - al danneggiamento di alcune navi sovietiche, sembra quattro, nel porto nordvietnamita di Haiphong in seguito ai bon1bardamenti americani. In altri tempi, per molto meno, sarebbe scoppiato un can can da assordare mezzo mondo. Invece, i russi hanno praticamente accettato senza battere ciglio la dura risposta degli americani; i quali, senza perifrasi, hanno detto che chi fornisce arn1i ai nordvietnamiti deve anche accettare i rischi che questo fatto può comportare. È vero che, durante la celebrazione del 1 ° maggio, e cioè appena una ventina di giorni prima del viaggio di Nixon a Mosca, il Presidente del Presidium sovietico, Podgorny, ha attaccato aspramente la politica degli Stati Uniti. Ma è anche vero che con questo attacco verbale - che del resto ha ricalcato lo schema di tutti gli attacchi verbali che, con variazioni più o meno accese, vengono lanciati da molti anni in occasione del 1 ° maggio e del 7 novembre - il numero « tre » dell'URSS non ha chiuso nessuna porta in faccia agli americani. Egualmente blanda nella sostanza, seppure dura nella forma, è stata la reazione sovietica al minamento degli accessi ai porti vietnamiti: nemmeno in questa occasione la porta è stata chiusa in faccia agli . . amer1can1. Questi ultimi, d'altronde, hanno continuato a considerare i loro rapporti con i russi come una faccenda completamente distinta da quella vietnamita. Dopo aver pubblicamente risposto alla protesta diplomatica sovietica per il danneggiamento delle navi nel porto di Haiphong, non hanf1:0 insistito sulla questione. Hanno continuato 25
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