Nord e Sud - anno XIX - n. 149 - maggio 1972

Una sinistra senza illusioni La paura della solitudine (e la scoperta che l'uomo è solo e senza destino è oggi un segno di coraggio intellettuale) induce qui a una dichiarazione di gregaria umiltà, alla disperata convinzione che il pensiero non sia niente, annullato, morto, quando non sia annegato in un pensiero collettivo, in una corale preghiera della mente. L'immersione nella classe operaia è una delle illusioni carismatiche che la sinistra propone agli uomini di cultura, negando loro il rigore delle operazioni critiche. I miti dell'autenticità, le macchine mistiche per risalire il corso del tempo allo scopo di ritrovare l'uomo nella sua forma incorrotta, sembrano conservare anche oggi la loro attrazione, per quanto dubitabile appaia l'effetto purificante o illuminante di un confronto tra le proprie idee e quelle della classe operaia in quanto classe. In un diverso quadro emotivo, uno dei nostri grandi scrittori ha affermato che andare a sinistra significa andare verso la vita; e non si tratta di D'Annunzio, che disse la stessa frase con maggiore giustificazione, saltando dai banchi della destra a quelli dello schieramento opposto. Ora, nessuna dubita che la vita sia il contrario dell'avara conservazione, che sia un processo aperto allo sviluppo, e che soprattutto la vita spirituale sia un continuo affanno di liberazione. Ma non può rappresentare la mobilità della vita quella sinistra, che appende se stessa a uno schema, che affida la sua dinamica alla dialettica degli opposti, che ingabbia ancora nella parola classe una realtà come la nostra, nella quale i gruppi sociali si fondono, si aprono, si ricompongono, senza curarsi del materialismo storico che li vorrebbe compatti e contrapposti per legge fisica. A illuminarci sulla funzione consolatoria che ha orinai assunto un'ideologia che volle porsi come scientifica, basterebbe la considerazione di quante e quanto diverse esperienze culturali hanno in essa trovato un porto provvisorio. Il partito comunista ha dimostrato verso gli intellettuali un'indulgenza, per così dire, sperimentale; ha accettato di volta in volta ]e loro mode, le ha fatte proprie, per sconfessarle in un momento successivo; ha ribattezzato i transfughi della cultura borghese, ha appoggiato i gruppi d'avanguardia finché rappresentavano una pattuglia d'assalto contro il potere e la conservazione e li ha poi condannati .in quanto proponevano problemi di linguaggio e quindi la continuazione della cultura come privilegio. L'ansia di chiudere un vuoto, ,di superare da decrepitezza ideologica, ha portato ad accogliere ogni specie di surrogato, a con11

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