Nord e Sud - anno XIX - n. 149 - maggio 1972

Lorenzo Lupo Sull'en1igrazione si sono versati fiumi d'inchiostro. Ma alcune cose non sono state dette; e sono appunto quelle che ci interessano ai fini del nostro discorso. Partiamo da una constatazione. Dopo il primo grande esodo del cinquantennio 1875-1925, la Basilicata ha perduto complessivamente 451 mila abitanti 3 • Nel primo quindicennio del secondo esodo, 1956-1970, la regione ha perduto circa 150 mila abitanti; anzi, nel periodo 1951-70 « ben 187.962 persone hanno abbandonato» i propri paesi 4 • I due fenomeni migratori, per quanto distanti nel tempo e verificatisi in periddi storici assolutamente diversi, hanno la medesima matrice, poiché sono entrambi ricollegabili a due fattori determinanti: la miseria delle popolazioni e il loro prepotente bisogno di sentirsi uomini, di inserirsi nella società come protagonisti. Tra i due fenomeni, esiste, tuttavia, una sostanziale differenza di prospettive e di realtà storica. La prima emigrazione è avvenuta nel tempo in cui la questione del Mezzogiorno, e della Basilicata in particolare, sembrava priva di soluzione, quando Giustino Fortunato, con parole dolenti e rassegnate, dichiarava che la Basilicata era uno sfasciume geologico. La seconda emigrazione, quella che stiamo vivendo, avviene quando è stato superato il pessimis1no passato, quando si è dato mano alle opere della speranza (bonifiche, dighe, irrigazione, imbrigliamento di fiumare, strade ...), quando si è delineato un primo, poi un secondo piano regionale di sviluppo e si sta approntando il terzo; quando si sono verificati insediamenti industriali anche di una certa dimensione. E lo « sfasciume geologico » ha ottenuto un grosso atto di giustizia col riconoscimento ufficiale, anche se non generale ( quanti sono ancora gli scettici?) de1le risorse di cui è ricca la Basilicata e che potrebbero consentire il futuro dell'intera ·comunità regionale. Queste risorse consistono nell'acqua, nel metano, nei depositi bancari e postali e, perché no?, nel verde e nell'aria delle montagne. Purtroppo sono mancate fantasia e volontà ai Comuni e alle Regioni; l'esodo è stato accettato fatalisticamente e non si è cercato di battere nuove vie per lo sviluppo della Basilicata. Non si è avuta una concreta politica di progra1ninazione, gli interventi finanziari e gli investimenti sono stati frammentari e quindi inefficaci. Si è verificato un incredibile sperpero delle fonti energetiche fondamentali quali il metano 3 Fonte: M. Ross1-D0RIA, Memoria illustrativa della carta dell'utilizzazione del suolo della Basilicata, Roma, 1963. 4 GIOVANNI Russo, Non vuole essere più subalterna, m « Nuovo Mezzogiorno», 12, 1971. 124

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