Nord e Sud - anno XIX - n. 148 - aprile 1972

Croce tra f ascis1no e antif ascism,a chiama appunto agli ideali di Silvio Spaventa, che considerava bensì lo Stato come un processo morale che viveva in interiore homine, ma che lo percepiva tuttavia al servizio delle coscienze. Richiamandosi in linea di massima alle tesi di Silvio Spaventa sullo Stato, Croce osciUava tra l'interpretazione dello Stato-utile e la concezione dello Stato cautamente educatore 36 • Comunque, in una nuova puntualizzazione su I-legel, egli sosteneva che « per lo Stato si potrà sacrificare ... perfino la salute dell'anima propria, ma non mai la moralità, per la contradizione che non lo consente» 37 • Il filosofo tuttavia non aveva affrontato in tutte le sue implicazioni il problema dello Stato etico, pur respingendone genericamente le suggestioni. Rimanendo fermo alla distinzione tra mondo delle idee politiche e mondo delle idee morali, Croce concepiva empiricamente la realtà politica del suo tempo, dando di volta in volta valutazioni penetranti o meno, ma 1nai globali e sinteticamente motivabili. Era il fastidio stesso per gli schemi aprioristici che lo aveva sempre tenuto lontano dagli eccessi di dottrinarismo. Comunque, che egli fosse avverso a una concezione atomistica della democrazia, a una frammentazione della lotta politica convulsa, è un dato di fatto che rientra nella sua logica positiva, ammiratrice retrospettiva del decoro, dell'ordine e della dignita speculativa della Destra storica, ma piena di contenuto entusiasmo per la robusta democrazia tedesca degli ottimati 38 • Quel partito degli « uomini di buona volontà» che Croce andava invocando prima della guerra 15-18, quel disegno di unità sociale che aveva sottolineato con forza, esprimeva la sua chiara propensione per le democrazie organicistiche, o per il liberalismo aristocratico e distaccato, e la sua spiccata avversione per l'atomismo della vita pubblica. La stroncatura dei partiti, paragonati a dei generi letterari, nel famoso intervento di replica a Salvemini, denotava chiaramente l'avversione crociana per una circolazione della vita pubblica confusa ed incerta. Tutto questo, che cosa comportava nei confronti del sistema giolittiano, che era la pratica di governo di fronte alla quale Croce si tra3 6 ALDOMAUTINO,analizzando le posizioni del primo Croce sul concetto di Stato, doveva scrivere: « Nella filosofia della pratica, il Croce non giungeva tuttavia a dominare interamente questa concezione della immanenza dello Stato nella coscienza dei cittadini; onde la risoluzione, che egli aveva tentato, dello Stato nel processo dello spirito e delle sue categorie economica ed etica tendeva a convertirsi nella costruzione ideologica dell'ottimo Stato». La formazione della filosofia politica di Benedetto Croce, Laterza, Bari, 1953, pag. 257. 37 Cfr. NORBERTOBOBBIO:op. cit., pag. 213. 3 8 L'ammirazione per lo Stato forte così come si era consolidato nella Germania degli Junkers circola più o meno sistematicamente in tutti gli scritti crociani anteriori al 1915. 91

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