Nord e Sud - anno XIX - n. 148 - aprile 1972

Il mito liceale del diluvio Se si analizza il fenomeno più a fondo, si scorgono altri motivi che spiegano la diffusa indifferenza verso la contestazione dei liceali. In primo luogo ne sono travagliate quasi soltanto le scuole dei grandi agglomerati urbani. La provincia, nell'insieme, è tranquilla, a parte qualche onda morta. Sono tranquille, nella quasi totalità, le scuole la cui popolazione è inferiore alle cinquecento unità: e ciò non solo e non tanto perché la « repressione » vi sia più facile, ma piuttosto perché queste sono ancora scuole a dimensione umana, ove si possono instaurare rapporti personali continuati tra preside, professori, allievi e famiglie. Il contrario avviene in quei « mostri » che sono le scuole con mille o duemila alunni, in crescita rapida e continua, dove molto spesso i ragazzi non sanno chi sia il preside, e il preside fatica a conoscere i suoi cento o duecento insegnanti; scuole quasi sempre, e per forza di cose, prive di locali adatti e sufficienti, di palestre, cortili e attrezzature sportive; agglomerati di gioventù che diventano incubatori ideali della contestazione: qualunque ne sia lo stimolo o la giustificazione. Il fatto che negli istituti di dimensioni ridotte, che sono la grande maggioranza, e in quelli ubicati in provincia, la vita si svolga più o meno come dieci anni fa, contribuisce a togliere importanza al fenomeno della contestazione, che appare concentrata in un numero percentualmente non grande di scuole, anche se queste raccolgono un totale non indifferente di adolescenti. Altro elemento che induce all'indifferenza è che, insomma, la scuola non è la fabbrica, e se la « produzione » si arresta in qualche liceo o istituto tecnico, ne riportano danno solo gli studenti stessi (che però se ne accorgeranno solo dopo qualche anno). Chi ragiona così trascura il fatto che la scuola statale (la privata e tranquillissima, né occorre dire il perché) è mantenuta con denaro pubblico, che in tal modo è sprecato. Inoltre non si può escludere che nel fondo di questa indifferenza vi sia una motivazione classie sta più o meno inconscia: se la scuola non funziona, il figlio del benestante può sempre ricorrere alle lezioni private e soprattutto trova un soccorso e una comprensione nell'ambiente culturalizzato in cui di solito vive; ]'unico vero danneggiato è il figlio del povero, l'alunno che proviene dai ceti economicarnente e culturalmente deboli. Quali che siano i motivi per cui oggi la contestazione dei liceali fa raramente notizia, essa tuttavia esiste, anche se in forme diverse che nel passato, con1e abbiamo detto. I modi e l'andamento sono 15

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