Nord e Sud - anno XIX - n. 146 - febbraio 1972

Argon1enti Questi stessi fattori, inoltre, non appaiono del t1.rtto controllabili ne1nmeno dalle superpotenze cl1e detengono le pi11 importanti leve del potere « mondiale ». Senza dubbio, le prospettive fL1ture sono radical1nente diverse per le due « Europe ». Ot1ella occidentale, se riuscirà a. mettere i11 1noto rapidamente dei processi di integrazione realmente organici e consistenti, potrà acqt1istare un peso internazionale adeguato alla sua statura e, con esso, llna vera autonomia politica. Quella orie11tale, invece, ·vedrà presumibilmente crescere, con il progredire della sua integrazione (è prevista, fra l'altro, per tL1tto il COMECON, e quindi per i paesi dell'Europa orientale, l'URSS e la Mongolia, un'unica moneta per la fine di questo decennio), la sua dipendenza economica, politica e militare dall'Unione Sovietica. Si possono formulare delle ipotesi, pr11denti ma dotate di un certo fondame11to, in questa situazione? I « se » sono JJ.umerosi: se gli Stati Uniti riusciranno a conseguire 11n nuovo equi]ibrio politico-economico-militare; se l'lJnione Sovietica riuscirà a conciliare i suoi equilibri militari con il suo sviluppo i11terno; se il ffion1do « pluripolare », con l'inserime11to della Cina e probabilmente del Giappo11e nel novero delle grandi potenze « politiche », porterà ad un assetto internazionale più stabile; se l'evoluzione dei rapporti economici e commerciali internazionali sarà tale da rafforzare gli interessi comuni fra le varie aree economiche; se tutti qt1esti processi si svolgeranno in senso favorevole, il problema deìla « sicurezza europea » potrà trovare la s11a solt1zione più auspicabile, fondata su 11na graduale riduzio11e degli apparati militari e su un nuovo clima di collaborazio11e fra i popoli. Ma è realistico, nelle attuali condizioni e con le prospettive cl1e si profila11.o, impostare la questione in questo modo? Se ne può dubitare. L'Europa occidentale - quella orientale, come si è fatto notare più volte, non ha scelte, a me110 che non si verifichino fatti oggi imprevedibili - non può affidare il s110 av,,enire a prospettive così aleatorie. Può - ed anzi ha il dovere di farlo - adoperarsi in tutti i modi per contribuire allo stabilin1e11to di un clima di distensione e di vera pace. l'Aa deve anche considerare le possibili ipotesi alter-' native. In un mondo dominato da spietati rapp~rti di forza non si può fare della politica, basandosi sulle speranze o sulle pu_r nobili utopie. Così facendo, il rischio che si corre, non solo sotto il profilo politico-militare ma anche sotto il profilo economico-sociale, è troppo grande per poter e.ssere accettato. L'E11ropa occidentale ha la possibilità di darsi u11'organizzazione 75 Bibiiotecaginobianco

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