Nord e Sud - anno XIX - n. 146 - febbraio 1972

Francesco de Aloysio lismo e dello, storicismo non sono certo mino 1 ri. Tuttavia, ogni volta che si co,mpilano gli elenchi delle cose che Croce e gli ~<lealisti non seppero o non vollero comprendere, si cede un po' all'equivoco. Un grande pensatore non segue mai le mode, non cambia voce ad o,gni sta- . . g1one, non assume come proprio, mestiere quello del divulgatore inerte ed assenziente. Dewey, ad -esempio, contro, la psicanalisi usò un linguaggio alla De Ruggiero, non ciitò mai nei suoi lib·ri il no1 me di un esistenzialista, disprezzò i sociologi del suo tempo e passò gli ultimi decenni di vita a polemizzare con i neopositivisti. Eppure da noi nessuno lo ha considerato chiuso alle voci del suo tempo 1• Pensatore troppo chiuso, è stato, invece, considerato Croce, forse solo perché le correnti dii pensiero che egli non pregiava, non trovavano nell'orizzonte filosofico e culturale italiano dell'epoca validi sostegni. Il male, dunque, non è stato che Croce operasse scelte ed esch.1sioni, corr1e sempre avviene da parte di un pensatore di grande statura: è stato, piuttosto, che il pensiero italiano del Novecento non seppe prodt1rre degli anti-Croce, o degli antistorici e degli antiidealisti, in grado di sostenere davvero la parte di oppos1tori. Una volta che si riformuli in tal modo la questione, imputare a Croce le sue scelte e le sue esclusioni sarebbe come imputargli le colpe e le deficienze àei . . ' suoi avversari; e questo e un vero non senso, non potendosi chiedere seriamente che un pensatore sia insieme se stesso e tutti i modi di essere l'antitesi di se stesso. La tuttora rilevante presenza in 126 Bibii_otecaignobianco Spirito del rap,porto a Hegel (sia pure mediata dal necessario,, e per lui capitale, tramite dell' « iinveramento » attualistico,), induce Stella ad un raffronto della speculazione problematici,stica con autoPi come Adorno, Horkheimer ecc. Si tratta qui, come il lettore stesso pL1ò ben vedere, di accenni assai acuti e vivaci che noi condivi1diamo appieno, anche quando ci appaiono (ma l'economia del libro non avrebbe sopportato di più) importanti soprattutto come suggerimento di una serie di articolazioni che ognuno possa introdurre a suo modo. Ora, alle fonti della speculazione della scuola di Francoforte, vii sono dei temi altrettanto limpidi di quelli che presiedono allo svolgimento filosofico di Spirito, ma radicalmente diversi e volti ad esiti in più d'un caso opposti, a malgrado dell'ascendenza hegeliana o hegelomarxistica, n1atrice comune d~ que-- st'ultimo pensatore e dei francofortesi: la .rivalutazione dell'uo,mo, il valore dell'individuo, l'antistrumentalismo, la dialettica fra ideale e reale, un liberalismo che è veramente liberatore perché critica costante e problematica delle nuove acquisizioni; e vi è, di più, un'anal,isi mitnuta ed articolata delle avverse correnti di pensiero che solo raramente si manifestano nella meditazione del filosofo italiano né, ad esempio, appare emergere in lui quando si pone hl problema del posto che compete a Croce nella storia del pensiero e della cultura. All'esame del giudizio su Croce di Ugo Spirito nel libro di Stella segue, assai da vicino, quello delle interpretazioni di Franco Lombardi e delle ricerche, dello stesso pensa-

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