Bagnarsi a NaJJoli conda delle condizio11i climatiche, dello spjrare dei venti, del gioco delle correnti. Ciò rende precario il controllo, ma non consente assolut~mente di avanzare dubbi sull'esistenza del fenomeno, né sminuisce la gravità dello stesso. Comunque, a dire una parola defi11itiva sull'argomento è intervenuta, il 1 ° giugno 1971, una circolare del Ministro della Sanità Mariotti, diretta ai medici provinciali delle province bagnate dal mare. La circolare definisce le qL1alità microbiologiche delle acque 1narine destinate alla balneazione e dispone che tali acque sjano sottoposte a co11trolli batteriologici sistematici. I co11trolli devono essere aln1eno mensili nel periodo non balneare e almeno quindici11ali nel periodo balneare. Sui campioni dovrà essere eseguita la ricerca quantitativa dei colonbatteri fecali. Non sappiamo chi abbia effettuato questi controlli a Napoli e q11ali risultati gli stessi abbiano dato. Possiamo solo affermare con piena cognizione di causa che l'unico organismo tecnico abilitato a compiere esami del genere, e l'unico che deve compierli, è il laboratorio provinciale di igiene e profilassi, le cui strutture sono assolutamente insufficienti sia per numero di tecnici sia per quantità e qualità di attrezzature. La circolare citata non si ljmita a prescrivere i controlli di cui si è detto; essa afferma a11che che « le acque adibite alla balneazione non dovranno in ogni caso presentare u11 colititolo superiore ai cento colonbatteri fecali per cento ml. ». Limite, questo, abbondantemente superato nelle acque napoletane, dove si registra la presenza di germi chiaramente patogeni quali le salmonelle, apportatrici del tifo e del paratifo; se ne sono contate sino a 40.000 unità per litro. Il fenomeno non può ritenersi recente. Ma è esploso drammaticamente e vistosamente nell'estate del 1971, quando solo otto dei venticinque stabilimenti balneari esiste11ti fra Mergellina e Coroglio furono dichiarati accessibili al pubblico; negli altri fu vietata non solo la balneazione, ma addirittura l'elioterapia, per evitare che le persone che si esponevano ai raggi del sole potessero venire in qualche modo a contatto con il litorale inquinato. Per ora e in questa sede presci11diamo da considerazioni polemiche sul tipo di chiusura « a scacchiera » deglf stabilimenti, che fu effettuata la scorsa estate e che ad un primo e superficiale esame sem.bra quanto meno· strana. Resta il fatto che 17 stabilimenti balneari restarono chiusi; oltre 7.000 cabine non utiliz~ate; centinaia di bagnini ed altro personale senza lavoro; migliaia di persone, quelle che non potevano servirsi dell'alternativa balneare fornita dalle spiagge della penisola sor119 Bibiiotecaginobianco
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