Elio Manzi Al difL1ori di questi tentativi, c'è il deserto, pu~teggiato dalle rarissime oasi di altre sporadiche, meritevoli e :purtroppo infruttuose ini-- ziative, sopite da limitate diffusioni editoriali ed altri fattori negativi. Ir1 Italia manca la saggistica geografica di grande diffusione ma ad alto livello, qualche cosa come i « Que sais-je? » francesi, fortL1nata ed ottima collezione di cultura accademico-popolare, nella qL1ale la geografia ha sempre avuto un posto notevole. I « Que sais-je? » hanno tra l'altro il pregio di costare poco,. Occorrerebbe anche una saggistica similare a quella da anni presente in campo economico, o storico, sempre, s'intende, a carattere divulgativo, senza però mai svilire la cultL1ra geografica a livello di pedestri e banali descrizioni di svariati paesi, 1na anzi utilizzando largamente alcune fonti accademiche, spesso bisognose solo di qt1alche adattamento o alleggerimento. Il pubblico non sospetta che, dietro la facciata delle teorie di numeri e nomi, di « primi posti » nelle produzioni mondiali, o superfici territoriali e milioni di abitanti gettati qua e là sulla Terra spesso senza un perché o un perco1ne, ci sia talora qt1alche cosa di più serio ed interessante. E, se occorre recepire problemi ritenuti vivi, attuali, dal pubblico, ed in particolare dal pubblico giovane, lo si faccia 3 • Paesi sottosviluppati, sovrapopolamento, grandi aree economiche contrapposte per una conquista dei mercati, dinamica delle comunicazioni, forza propulsiva delle stesse ai fini dell'insediamento, struttura sociale di alcune entità regionali, e cito per esempio, sono problemi che possono interessare vivamente, e possono tranquillamente essere inquadrate nell'ambito geografico 4 • E questo non perché la geografia sia un caldero11e inesauribile ove tutto può introdursi, senza tema che scoppi. O perché i geografi siano altrettante simbiosi tra Leonardo da Vinci e Pico della Mirandola. No. Basterà so1o sfatare coir1i fatti l'inveterata concezione che la « geografia » sia quella fisica, con l'aggiunta di qualche sc.arna e noiosa nozio11e antropologica; perché è così purtroppo, che ancora oggi 3 Quest'esigenza, ormai improrogabile per ]a geografia italiana, è in verità sentita da anni da alcuni geografi, peraltro tra forti contrasti dottrinali. Si veda, ad es., la recensione di F. COMPAGNA al vol. di G. BARBIERsIu I porti d'Italia (in « Nord e Sud», agosto 1960 n. 68, pp. 119-124). U. TOSCHI1nostrò di concordare, sia pure in parte, con le idee espresse da F. Compagna, nel suo articolo A scanso di equivoci (in tema di Geografia applicata), in « Bollettino Società Geografica Italiana», XCVIII (1961), pp. 433-448, suscitando la reazione di C. CoLAMONICOd,jrettore della collana in cui il volurne del Barbieri, 1nunito di una sua prefazione, apparve (Sui limiti della ricerca geografica, in « Bollettino Società Geografica Italiana», XCIII (1961), pp. 537-545). .. 4 Cfr. la recensione di C. Muscarà a Il n,zondo attuale di P. GEORGE(C. MuscARÀ, Una geografia nuova, in « Nord e Sud », n. 169 dicembre 1968, pp. 102-105); cfr. anche la Prefazione di F. COMPAGNAal vol. Can1pania in trasformazione, Milano, Il Saggiatore, 1968. 82 Bibiiotecaginobianco
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