Editoriale risultato positivo dell'avviata riforma. È vero, invece,. che gli estremisti del movimento studentesco, operanti fino a ièri all'interno delle Università, al riparo di ciò che è ancora vigente del medievale diritto d'asilo, hanno via via consun1ato l'iniziale capacità di guida, e di animazione, e si sono esauriti, o, nzeglio, rinsecchiti a furia di praticare i sentieri di un estremismo sempre più spinto, lungo i quali hanno finito con l'uscire dalle Università stesse per cercare altri terreni d'azione. 4) L'assenteismo dei professori di ruolo di fede politica riformista, i qilali, frustrati dalle manifestazioni più plateali della contestazione, hanno perduto ogni residua fiducia nella classe politica (non a torto, ahimé!) ed hanno qitindi ceduto il campo all'arl'nata di scontenti che il ritardo della rif or1na ed in parte anche l'insipienza politico-amminis trativa dei medesimi professori di ru,olo hanno concorso a creare in questi anni all'iriterno delle Università. Incaricati, pitr legittimamente desiderosi di stabilità, e assistenti, J?Ur legittimamente ansiosi di sottrarsi al vincolo di generale dipendenza cl1e li lega ai rispettivi titolari di cattedra, con il sostegno di parlamentari sensibili alle suggestioni dei promettenti sviluppi elettorali dell'iniziativa, sono riusciti a fare delle loro richieste, sen1pre più radicalizzate, i punti veramente qualificanti della legge di rifor1na. Questa, infatti, nella sua attuale stesitra, al di là di ciò che è ovvio ( le dichiarazioni di pri11cipio) o fitmoso ed imprecisato (i mitizzati dipartimenti), non fa che nioltiplicare vertiginosan1ente il numero dei docenti di ruolo, prevede11do per tutti eguali funzioni ed eguali· poteri, con/raria111ente alla prassi di tutti i paesi del 1nondo ed in omaggio invece ad una cosiddetta « filosofia del docente unico » - itnica, povera filosofia cui la legge mostri di ispirarsi. Mai come i11 qltesto caso è en1ersa chiara « la fatalistica acquiescenza delle forze politiche ad og11i sorta di co11testazione, quasi che esse non avessero - co,ne ammonisce La Malf a - f iu1zione di selezione e di guida nel risolvere i nodi della società »! In questo quadro, la politica di liberalizzazione degli accessi, stolida1ne11te ribadita nella legge di riforma, nonostante i risultati catastrofici del periodo di sperimentazione, provoca itn effetto secondario n.on meno pernicioso di quello primario del declassamento degli studi itniversitari e a sua volta causa di aggravamento di tale effetto pri,nario: gonfiare al massi1no il numero degli iscritti all'Università 011de ne ris1ulti sempre più insostenibile il rapporto fra nu111ero dei docenti e n.itmero dei discenti e quindi sempre più indilazio1·1abile l'adeguamento del primo al secondo mediante la promozion.e sul campo, e senza concorso, di incaricati ed assistenti, considerati corporativisticamente come «aventi diritto ». Così, se approvata, la legge di riforma servirà solo a 6 Bibiiotecaginobianco
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==