Nord e Sud - anno XIX - n. 145 - gennaio 1972

Vittorio Barbati unica (e ci vorrà tempo prima che lo diveJ.?.ti) capace di conferire ai suoi processi di sviluppo un indirizzo realmente unitario - che è poi il solo che può consentire di ridurre ad un livello accettabile gli squilibri i11terni - e di svolgere, in campo internazionale, una politica adeguata. Le mancano, per far questo, gli strumenti indispensabili: un'unica n1oneta (ed anche per questa occorrerà molto tempo) dotata di un «peso» adeguato, un unico complesso di organismi per l'indirizzo dei fenomeni economici e sociali, ed un t1nico complesso militare, o se si preferisce difensivo, sufficientemente equilibrato. Per l'Europa orientale il discorso è diverso. Salvo qualche eccezione - come, ad esempio, la Jugoslavia, oggi alle prese con difficili problemi di equilibrio interno - i paesi dell'Europa orientale non hanno avuto praticamente la possibilità di prendere in modo autonomo le loro decisioni sia nel campo politico, sia nel campo economico e militare. La presenza dell'URSS si è rivelata senza dubbio ben più vincolante, nell'Europa dell'est, di quanto lo sia stata e lo sia la presenza americana nell'Europa occidentale. Il sistema cl1e i sovietici hanno creato, fin dai tempi di Stalin, è un si-· sterna monolitico che deve conservarsi tale per poter sopravvivere. La breve vita della « primavera di Praga » fornisce, a tale proposito, un esempio più che eloquente, soprattutto se si considera che i suoi promotori facevano proprie delle istanze presenti anche nell 'Unio11e Sovietica, e delle quali la formula Liberman costituisce una prova. Con ogni probabilità, le differenze di trattamento riservate dall'URSS alle istanze dei paesi del blocco orientale sono in rapporto alla posizione geo-strategica di tali paesi, ed al maggiore o minore pericolo che esse possono rappresentare per il monolitismo del blocco. Sotto tale profilo, l'affermazione del « socialismo dal volto umano » in Cecoslovacchia - ossia in un paese confinante con l'occidente e che costituisce il fulcro strategico del Patto di Varsavia - è apparsa probabilmente più pericolosa del « periferico » scisma romeno (anche perché, per il suo carattere estremamente rigid.o, il regime romen.o non può certo essere considerato un « socialismo dal volto umano » ). Lo stesso ragionamento si può fare a proposito delle concessioni fatte dal regime comunista polacco, dopo i moti del 1970, evidentemente approvate da Mosca .perché riguardanti un paese « di retrovia », strategicamente meno importante della Cecoslovacchia. In effetti, appare chiaro che entrambi i sistemi, quello occi48 Bibiio~ecaginobianeo

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