Girolamo Cotroneo torniamo al discorso di Lombardo-Radice: _il quale prosegue affermando che per definire che cosia sia capitalismo e che cosa socialismo « la cosa decisiva è vedere come viene impiegato il surplus, la eccedenza del prodotto rispetto alla quantità di beni necessaria a riprodurre la forza-lavoro che quel prodotto ha creato. Nelle società fondate sulla proprietà statale esclusiva dei mezzi di produzione [ ...], è fuori da ogni dubbjo che il surplus non si è trasformato in profitto, bensì è stato impiegato massicciamente nei piani quinquennali per l'accumulazione socialista ' primitiva ' (costruzione di una industria pesante, e infrastrutture relative), ed è stato investito nel seguito (oltre che negli armamenti e nelle imprese spaziali) in opere di utilità collettiva: scuole, ospedali, abitazioni e ' . COSI via ». Se la differenza fra sistema capitalistico e sistema socialista fosse tutta qui, avrebbero certamente ragione quei gruppi extraparlamentari i quali negano esistere fra i due sistemi differenza alcuna. Nei paesi a capitalismo avanzato, infatti, la maggior parte del si1rplus, prelevato dallo Stato pe~ mezzo delle imposte dirette, viene anch'esso utilizzato per gli armamenti, le imprese spaziali e le opere di pubblica utilità; che tutto ciò poi venga fatto più male che bene, che il sistema tributario favorisca il profitto privato, sarà anche vero, ma non mette in discussione il principio. Tuttavia Lombardo-Radice sorvola la questione e giunge alla conclusione secondo cui il sistema in atto nell'Est eurqpeb può essere positivamente qualificato come « socialismo di Stato ». Come prima si diceva, l'insigne matematico sembra non avvedersi dell'equivoco contenuto in tale formula: « socialismo di Stato » infatti, si può dire equivalga tout court a « socialismo »? Il proble1na è forse più complesso di quanto non sembri. Certo, Lombardo-Radice fa delle riserve su questo sistema - da lui definito come « una particolare forma di collettivismo » - ma non ci sembra propenso a indicare l'estrema riserva, certo la più importante. Vi è infatti un passo della Enciclopedia delle scienze filosofiche, in cui Hegel, a proposito dello Stato, così scriveva: « Con lo Stato si ha l'ineguaglianza, la differenza di governati e governanti, l'autorità, i magistrati, i propositi ecc. Il principio conseguente dell'eguaglianza rifiuta tutte le distinzioni, e, per tal modo, non lascia sussistere nessuna sorta di Stato ». La posizione di. Hegel va assunta e meditata nelle conseguenze. Marx l'aveva certamente meditata, visto che era arrivato al punto di rovesciare il rapporto Società civile - Stato fondato da Hegel ponendo a preferenza l'ac32 Bibiiot~caginobianco
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