Nord e Sud - anno XVIII - n. 144 - dicembre 1971

Ennio Ceccarini « questa fetta d'Europa ... si inserisca in un b~n più ampio processo di cooperazione continentale e di apertura verso le nuove realtà di quella sconfinata parte del mondo che sta duramente lottando per la propria emancipazione politica ed economica». Cioè l'avvenire dell'Europa, di questa Europa che i comunisti hanno finalmente deciso di incominciare a capire per incominciare a muovercisi realisticamente, dovrebbe consistere in un impreciso «inserimento» nelle tante, diverse e litigiosissime realtà del socialismo e del Terzo mondo. Valeva la pena di fare un convegno internazionale, di mobilitare il meglio del partito in fatto di competenza europeistica per approdare a questa brillante conclusione? Ci pare dunque che la conclusione di queste note possa legittimamente riallacciarsi a quanto affermavamo al principio: che cioè non sono in dubbio lo sforzo e l'onestà del PCI di volersi occupare finalmente di Europa, ma che i suoi modi al riguardo ci sembrano altissimamente contestabili. C'è un gravissimo limite nella posizione comunista in materia d'Europa: quello di porsi all'interno di una realtà concreta, riconoscerla per tale, ma suggerire un'assurda ed irrealistica linea d'intervento su tale realtà. Questo è, senza mezzi termini, favorire il nemico. Il dibattito tra i poli della sinistra, franco, duro e spregiudicato, trova perciò un nuovo scoglio in questa ulteriore incapacità comunista di aderire fino in fondo alla logica della realtà. Ma data la capacità d'aggregazione che il discorso comunista riesce ad avere su altre voci del dibattito politico (pensiamo alla eterna sinistra cattolica, alle sue nostalgie della « grande Europa », alle sue polemiche contro la sinistra brandtiana) non è neppure troppo pessimistico temere che l'impegno comunista sull'Europa possa tradursi in ulteriore freno ed equivoco nella sitt1azione italiana, per tanti altri versi compromessa. ENNIO CECCARINI 12 Bibiiotecaginobianco

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