Michele Ributti s'altro perché la fi:rima del Trattato •della Tripljce Alleanza aveva rappresentato per il nuovo Regno d'Italia il suo ricono-scimento da parte degli altri Stati euro 1 pei e la garanzia del suo sviluppo. Pure, co1 nsiderazioni di sicurezza interna (le pressioni più forti del paese erano, nettamente anti-austriache) e di interesse nazionale (entrare in guerra con l'Intesa significava esporre il paese agli attacchi della formidabile flotta inglese) indusse il Governo ad affermare che l'azione austriaca in Serbia escludeva il casus foederis e ad optare per la neutralità. Per un curioso scherzo del destino 1 to,ccò proprio a Salandra, « che era andato al potere con. il proposito di restaurare una forma di governo costituzionale che guidasse parlamento e paese senza lasciarsi imporre da essi nelle decisioni supreme ... a dover seguire il paese per esserne il capo » 3 ; come pure toccherà a Salandra, di lì a poco, prendere la via dell'intervento per evitare che le conduzione po,litica della nazio·ne sfugga d·alle mani del suo partito. Giolitti, per p·arte sua, fondava il proprio neutralismo• su considerazioni politiche puntuali e assai ben fondate: la guerra avrebbe stremato le già povere risorse economiche del pa~se, a,,rebbe annientato per sempre, con la sofferenza e la miseria, la possibilità di ripristin,are il metodo di governo in corso, avreb·be messo· in forse quei vantaggi e qu.elle concessio,ni che si sarebbero potute ottenere, rimanendo neutrali, con un accorto negoziato. La forza di queste argomentazioni, così lucide e calzanti jn un quadro di stretta valutazione pratica, era però quasi vanificata dall'estremo fermento del momento storico, dàlla vitalità e dalla presa emotiva delle idee che si erano andate diffondendo. Così Vittorio Emanuele Orlando scriverà: « la verità è che noi, che volemmo la guerra e ne assitmemmo la tremenda responsabilità, obbedivamo ad un sentimen.to che oltrepassava l'interesse strettamente politico dello Stato; avvertivamo una legge di necessità storica, un imperativo categorico, per cui l'intervenire era una questio11e di vita o di morte. A1.a perciò stesso, ben sap·evamo che il formidabile duello i1nportava come posta la vita stessa dello Stato. Questo avvertivamo noi; questo dovette avvertire il vecchio uomo di stato piemontese; malgrado questo rzoi volemmo la guerra. Per questo egli non la volle ». Radicalmente diverso da quello liberale fu, almeno nelle dichiarazioni di principio, il neutralismo socialista. Anche do,po l'espulsione dei moderati al Congresso di Reggio Emilia, il Partito Socialista non rappresentò mai una forza. omogenea, operando in esso uomini ed idee tra loro abbastanza nettamente discordanti 3 VITTORIO DE CAPRARIIS, Partiti politici ed opinione pubblica durante la grande guerra, « Il Mondo », agosto-settembre 1964. 76 Bibiiotecaginobianco
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==