I Giornale a piu voci quella meridionalistica, sulla scia del pensiero dei meridionalisti classici, i quali furono - a ragion vedt1ta -- anche degli europeisti. Pure, il Mercato ComLme avrebbe riservato al Mezzogiorno alcune grosse delusioni. Nei tredici anni fin qui, trascorsi ci si è resi conto, infatti, di due fenomeni: a) la C.ommissione Europea tende a livellare il ritardo del Mezzogiorno co11quello di altre regioni comunitarie, che pure si trovano, ~ quanto 1neno per dislocazione geografica - in con1 àizi1oni di vantaggio rispetto a noi. Tutte le sL1eproposte non contengono perciò specifici riferimenti al Mezzogiorno ma, al massimo, riferimenti alle regioni più arretrate in senso generale; b) gli altri Stati 1nembri non sembrano intenzionati a concordare un'azione diretta ad eliminare, o quanto meno attenuare, il ritardo delle regioni arretrate; essi anzi sostengono che, se tale ritardo esiste tuttora, la causa va attribuita all'inefficienza dei paesi c11i quelle regioni appartengono. Le decisioni delle scorse settimane in campo agricolo costituiscono l'ultima riprova di q11esto atteggian1ento, che pure contrasta con la stessa tesi della Commissio11e Europea. È evidente che l'tmo e l'altro fatto costituiscono una patente violazione della solidarietà promessa alla politica 1neridionalista all'atto della firma del Trattato. Perciò l'Italia non deve stancarsi di ribadire l'esigenza di un concorde riconoscimento, da parte dei Sei, della priorità della questione meridionale nella generale strategia di quell'ar1nonioso sviluppo cl1e il Trattato di Roma considerava il fine ultimo della Comunità intera. Perché ciò avvenga, occorrono due cose. In primo luogo, la Comunità deve avviarsi più decisamente sul terreno della programmazione. Non è possibile fare l'Europa limitandosi ad eliminare protezioni doganali e distorsioni della concorrenza; occorre passare all'azione costruttiva, realizzando prima l'unità economica e quindi quella politica. In secondo luogo, ciascuno degli Stati membri deve svincolarsi da quel malinteso senso della sovranità nazionale che conduce proprio a quei protezionismi che a parole si vogliono eli-- minare. Non è possibile chiedere agli altri partners di com,piere certe rinunce se non si è disposti a fare altrettanto, senza riserve mentali. L'uno e l'altro obiettivo sono difficili da raggiungere, ma fino al momento in cui non ci si rnuoverà in questa direzione, la costruzione europea continuerà a restare il frutto di con1promessi che - per essere adottati a livello sovranazionale -- risultano ancora più dannosi nei confronti di certi problemi di fondo che ciascun paese membro deve risolvere. La questione meridionale è -.J per l'Italia - il principale di questi problemi. F J La decisione in tema di agricoltura pre$a dal Consiglio dei Ministri il 25 marzo scorso, frutto tipico di un com,promesso che scontenta un po' tutti, ha lasciato l'Italia ancora una volta con la bocca amara. Questa volta la Comunità avE:va avvertito l'impo,rtanza del problema italiano, in base alla elementare considerazione che l'agricoltura italiana è parte integrante del sistema comunitario e che, quindi,· le condizioni di arretratezza in cui essa versa, ap,pesantiscono la situazione generale. Ma da parte degli altri partners 53 Bibiiotecaginobianco
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