La Sicilia di Brancati sparmiare Catania, le ha dato il fascino delle cose inutili e predilette; tino scenario dolcissimo, quasi sprecato per << una vita· che non arriva a partorire mai nulla ». Ne Gli anni perduti - che non è tre le sue cose migliori - il moralismo del narratore si spinse fin quasi al vilipendio dei suoi conterranei clìe, col desiderio perenne di « ammazzare il tempo », finivano per a1nmazzare sé medesimi nella sequela degli « stessi, sen1pre identici avvenime11ti »; e che gli sembrarono come i11tenti a costruir una torre panoramica, che resterà :sempre chiusa al pubblico. Ma, qui più che mai, la città continua a sedurlo come una realtà a sé stante, troppo SL1periore e ·-,fuori del tempo per far lega coi goffi a11tieroi 1noderni che vi passeggiano e vi sbadigliano: « Era una notte di luna, come da tempo Natàca non ne vedeva. In queste notti il cielo, le mura degli edifici, l'asfalto delle strade, tutto è di un'eieganza che incute rispetto e tin1idczza. L'universo sembra destinato ad esser ben più di lusso che non siano gli uomini. S-i canimina adagio, co111evermi fangosi in un piatto d'argento ... >> 8 • È una visione coerente e costante che traversa tutti i suoi racconti e roma11zi; la nostalgia dive11ta una forma di sensibilità architettonica, u11a prefere11za di costume che si ritrova nelle :figt1re umane più riuscite e conge11iali allo scrittore. Si pe11si al barocco fuori moda di certi suoi personaggi borgl1esi, che incarnano il « vecchio stile » di cui egli a111a velare la SL1acittà. Brancati rnai li riveste del sarcasmo o dell'an1arezza dei suoi antieroi, perché rappresentano davvero ciò ch'egli sogna: dei « vitelloni » siciliani, di questi anacro11istici dor1niglioni percossi e ridicolizzati dalla civiltà moderna, essi sono gli a11tenati, i padri, i nonni, che giaceranno effigiati. nei grossi ritratti dalla cornice di noce nei salotti; e non ne resterà, tra poco, che un antico sentore di sigaro 11ei cassetti, e qualche bastone dal pomo d'avorio nell'ombrelliera. Ma sono questi i legittimi abitatori di quella sua Catania. Si ricordi « l'avvocato grande » della famiglia Occhipinti, la cui vicenda si snoda, robusta ed elega11te come una gL1glia barocca, nel bel racconto Runiori; si pensi a quegli ·esponenti della haute letteraria catanese che gesticolano nelle pagine de Gli anni perduti: « il ricco Cavalier de Filippi », ad esempio, « autore di Ca11zonelle spiritose, noto per aver offerto inutilmen_te a un grande giornale milanese diecimila lire, dietro· la pubblicazione, in terza pagina, B Gli anni perduti, cit., p. 183. 79 Bibiiotecaginobianco
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