La Sicilia di Brancati scherzosa, che non volesse, per modestia e originalita, gridare troppo ·alto le sue ragioni di fronte alla verità ufficiale, aTla retorica codificata, ma le avanzasse ammiccando, sorridendo, beffeggiando co11 cautela .. Più che la vocazione di creare personaggi e situazioni, egli aveva l'attitudine, il gusto e il piacere di modificare quelli tradizionali e convenzionali; accanto alla stoffa del romanziere, nascondeva l'aculeo spirituale del 1noralista. Per uno scrittore come lui, che l'abito della modestia e l'abitudine all'ironia facevano vivere costantemente i11 una quasi dolorosa insicurezza intellettuale, in una « nt1vola di dubbi >>, ed arricchiva110 - quando piì1 egli sembrava esercitarsi e tendersi nel sarcasmo - di « tolleranza e misericordia », il nemico morale era u11ico e proteiforme, assumeva i mille volti e le mille grinte del « fa11atico »: « Una crudeltà priva di follia e di rimorsi, una pedanter~a priva di scienza, una ingegnosità senza fa11tasia o estro, una barbarie senza candore e una corruzione priva di estetisn10 e perfino di mollezza, una vocazione al male miseramente occtlltata da nubi di stupidità, uno sguardo, rivojlto in basso con lo sconcio rapimento di chi l1a scambiato la terra per il cielo, una bocca che si serra con stento per n1asticare comandi sebbene già palesemente slabbrata da urli servili, lo s1prezzo del dinan1itardo e il vestire del capoirale, linguaggio di ribelle e stipendio d'in1piegato, 1.1nessere in tutto beffato dal demonio, e pazzamente orgoglioso della Slta sconfitta, ecco il soggetto del nostro quadro» 1 . Nulla vale più di questi sfoghi del moralista a facilitare la comprensione della sua opera narrativa. Di fronte alla presenza di campioni un1ani come quelli or ora descritti, rappresentanti della << superbia, violenza, dismisu.ra, follia della nostra epoca » benevola verso il soddisfatto di se stesso, il burbanzoso, cioe, per Bra11cati, verso l'idiota puro - condizione tanto diffusa da avere contagiato anche lui ventenne, sulle ali del « panmuscolismo » fascista, fino a spingerlo al desiderio di ri11unziare a « due terzi di cervello per un bicipite ben rilevato » - lo scrittore siciliano aveva scelta ed esaltata la « grandezza dell'uon10 medio, poco appariscente, m~ vera e sostanziale ». Dopo la prima esaltazione giovanile, il fascismo era stato per lui l'esperienza unica, la fonte di un umore scanzo11ato che scorreva attraverso una assoluta e mesta solitudine, e si riscaldava e prendeva ad inveire soltanto quando la misura sembrava volta a volta colma e il clima non più oltre tollera1 VITALIANO BRANCATI, I fascisti invecchiano (Milano; Longanesi, 1946), p. 9 segg. 73 Bibiiotecaginobianco
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