... Vittorio de L'aprariis largamento del suffragio: onde nel '74 polemizzàva col Crispi affermando che quello di « allargare le influenze, di ricorrere ad elementi nuovi » non era altro che « il sistema dei diversivi », adottato volentieri da coloro che non vogliono vedere « il male vero del paese » e preferiscono « distrarlo con modi artificiali » 48 • E non era soltanto diffidenza per le « combinazioni meccaniche », consapevolezza che non è con siffatte escogitazioni che si fan110 delle maggioranze che siano « una sincera espressione del paese », e che solo « la qualità conferisce a quelle la forza morale » 49 ; ma era più che ogni altra cosa diffidenza per la « democrazia a uso francese », com'egli la chiamava. Il De Sanctis si poneva con tutta schiettezza il problema degli operai e del loro peso eventuale nella vita politica del paese, e la risposta che egli dava alle domande che un tal problema imponeva erano di una specie che i suoi odierni scopritori non esiterebbero a definir reazionaria. Poiché egli riconosceva che « uno dei principali fini della parte liberale deve essere il miglioramento e la redenzione delle plebi », ma non si nascondeva che processi di assimilazione di tal genere non si compiono in un giorno ( « ci son voluti secoli perché la borghesia pigliasse il suo posto nella società ») e che perciò era necessario aver pazienza. Ai nostri tempi e in Italia - egli scriveva - il compito non è difficile « perché non abbiamo partiti di resistenza ed egoisticamente conservatori, e non vi possono sorgere se 110n per gli eccessi della democrazia»; ma appunto per questo era necessario essere prudenti e lasciar tempo per l'armonico sviluppo delle classi. E a lui i ceti più umili apparivano in quel momento affatto ineducati alle responsabilità; « manca il senso del limite e della opportunità, che è proprio degli uomini e delle classi più intelligenti. Indi la facil_e diffusione d'idee antisociali venute dal di fuori e accolte senza nessuna propria e seria elaborazione, e la più facile tentazione di recarle subito ad effetto, anche con la violenza ». Onde se si fosse stati imprudenti, si sarebbe giunti a conclusioni tutte diverse da quelle desiderate: « e perché idee così radicali, poniamo pure che sieno in sé ragionevoli e conseguenze legittime della scienza, n.on possono avere se non quella lenta e matura applicazione che la storia come la natura richiede nelle sue produzioni, le democrazie impazienti e violente generano resistenze formidabili e a lungo andare, nella loro impotenza, ·si corrompono, 48 Discorso alla Ca1nera, 23 aprile 1874, in ' Discorsi polirici ' cit., p. 335. 49 L'Italia parlamentare, in Il Diritto del 24 luglio 1877, in Scritti politici cit., p. 82. 68 Bib1iotecaginobianco
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