Nord e Sud - anno XVIII - n. 139 - luglio 1971

De Sanctis, « precursore » conteso Sanctis non ebbe grande originalità di pensiero politico ed anzi, malgrado certi o molti suoi atteggiamenti pratici, la più parte delle sue idee politiche erano co1nuni a molti campioni della Destra, specialmente di formazione hegeliana. Così rientra in pieno in quella tradizione il suo senso dello Stato, di uno Stato che non sia neutro ed ipocrita, testimone più che attore: « lo Stato - diceva discorrendo del Machiavelli - ha i suoi fini e i suoi mezzi in se stesso, e perciò. ha in sé la sua legittimità; onde non ha bisogno né dell'investitura del Papa, né di quella di Cesare, né della sanzione del diritto municipale. Lo Stato non solo è per tal modo indipendente, ma è autonomo; esso non è religione, né moralità, né scienza. Però tutti questi elementi sono nel suo seno senza essere lo Stato. Quindi la religione che vuol divenire Stato è usurpatrice; come usurpatore sarebbe del pari ogni altro di quegli elementi che si trovano nello Stato, se volesse a questi sostituirsi » 45 • Se da questa concezione spaventiana il De Sanctis deduceva un atteggiamento pratico diverso da quello dei suoi antichi amici 46 , ciò è per il momento poco rilevante: conta invece qui mettere in rilievo quali erano le fondamenta teoriche della sua posizione. E del resto egli completava armonicamente tale posizione con l'altro concetto, pur esso schiettamente liberale, del « cittadino » « come e11te.inviolabile anche verso lo Stato » 47 , concetto caro ugualmente a quegli stessi amici. Da questa concezione dello Stato e non da altro il De Sanctis_, come gli antichi suoi compagni, ricavava l'atteggiamento pratico da tenere verso la Chiesa, e in nome di essa riusciva ad individuare l'equivoco che era nei dottrinari ripetitori della formula cavouriana ed a fermare la differenza tra la concezione cattolica della libertà della Chiesa e il concetto moderno di libertà nello Stato. E finalmente con gli uomini della Destra, pur se li accusava volentieri di « consorteria », egli divideva quella sorta di religiosa coscienza di essere la vera classe dirigente del paese, quella fiducia nel riformismo dall'alto che induceva a considerare con qualche diffidenza ogni allargamento della base del ceto dirigente, ogni al- . 45 Machiavelli, in Saggi Critici (1869), cit., II, p. 327. 46 Cfr. il discorso tenuto a Napoli il 4 novembre 1674, pubblicato in Un viaggio elettorale, ediz. Cione, Milano, 1943, pp. 331-32: « n1a lo Stato libero, !'accolta di tutte le intelligenze, se deve essere la mente sociale, l'istrumento più potente del benessere e dell'istruzione, se non de\·e mettersi al seguito dell'opinione, ed ha anzi il dovere di mettersi innanzi,· guidarla e regolarla, se è questo, ne nasce un altro genere di amministrazione ... ». 4 7 Machiavelli, in Saggi Critici cit., II, p. 337. 67 Bibiiotecaginobianco ..

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