... Vittorio de Caprariis Questa sorta di ritorno alla Germania, questo ·storicismo che si vorrebbe quasi dire un po' conservatore, può stupire a tutta prima: nel 1864, trascorsa la delusione e l'irritazione del '59, il De Sanctis tracciava un alto elogio dell'Italia e della Francia, « i due grandi colpevoli » innanzi all'Europa retriva e feudale, i soli paesi che avessero avuto il coraggio di contrapporre il suffragio popolare al diritto divino, il principio di nazionalità a quello di conquista, il mondo civile a quello antico e 1nedievale. E Napoleone III cessava d'essere colui che s'era « servito del suffragio universale per fondare la tiran11ide dentro » e diveniva « l'uomo che nelle sue tradizioni, nel suo odio l'Europa reazionaria porrà in cima a questa piramide di caduti » 33 • Otto anni dopo, l'esperienza rivoluzionaria, che dopo tutto era quella cl1e aveva messo capo a quel suffragio popolare ed anche a Napoleone III, era invece presentata come s'è visto, e tacitamente ma abbastanza chiaramente veniva suggerito il paradigma « anglo-alemanno ». È che anche il De Sanctis inclinava, come altri sebbene meno, al tornante che s'era disegnato nell'opinione italiana tra il '60 e il '70 e che la vittoria della Prussia aveva come precipitato. Ed infatti, alcu11i anni più tardi, nel 1877, polemizzando contro il frettoloso enciclopedismo offriva proprio il paragone dei tedeschi: « i tedeschi hanno una salvaguardia nell'educazione nazio11ale fortemente costituita. Quello che noi chiamiamo cultura essi dicono Bildung, che significa insieme istruzione ed eq.ucazione, dove presso noi, fi.11dal tempo del rinascimento, la cultura fu separata dall'educazione, e ne uscì quel bel frutto che sappiamo tutti, la decadenza e la servitù nazionale». E tornando da ministro sul suo tema favorito dell'educazione fisica ricordava: « quando dopo il 1870, dopo le vittorie, il go"t;erno prussiano non si sentì ancora abbastanza forte e fece un nuovo decreto per promuovere le istituzioni ginnastiche, premise un ·sublime considerando ai motivi di quel decreto »·34 • Nel De Sanctis, s'è già accennato, v'era assai più discrezione, non soltanto perché per lui questa Germania era assai meno che per altri u11a tardiva e sorprendente scoperta, ma anche perché troppo egli vibrava ancora delle passioni unitarie e ricordava la lezione del Cavour. E seppure nell'entusiasmo del '66 poteva scrivere· che « la vittoria della Prussia ... non è vittoria di re o di gover33 Il giudizio su Napoleone III è in una lettera ad A. C. de Meis da Zurigo, 19 luglio 1859, riprodotta in Scritti e discorsi politici, ediz. Cortese, I (ma unico), Napoli, 1938, p. 39. Il discorso è quello 30 giugno - 1 luglio 1864, ivi, p. 254. 34 Discorso alla Camera, 30 maggio 1879, in Scritti politici cit., p. 242; l'articolo citato più avanti nel testo è Un intermezzo, ne Il Diritto del 20 agosto 1877, raccolto in Scritti politici, ediz. Ferrarelli, Napoli, 1924, p. 100. 62 Bibiiotecaginobianco
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