Nord e Sud - anno XVIII - n. 139 - luglio 1971

... Vittorio de Caprariis della categoria dell'utile, del vitale, in che cosa il' Croce abbia travestito o addirittura tradito il maestro. Il De Sanctis stesso si preoccupava di precisare la sua posizio11.ee svolgeva in uno scritto più tardo gli accenni del precedente saggio sul Prati. Allora aveva detto che il materialismo era « uscito trionfante dal seno stesso del mondo hegeliano ridotto in frammenti »; e adesso determina meglio quell'affermazione e presenta la nuova posizione filosofica, il « nuovo realismo », non più come un « frammento », ma come « un'ulteriore formazione » e cioè un approfondimento della dottrina hegeliana: « tutti i grandi pensieri dell'eminente filosofo, come l'identità dell'essere e del sapere, la natura obbiettiva dei concetti, il significato della moralità nella storia del mondo e parecchi altri, vi sono non solo ammessi, ma lavorati a nuovo, rimosso ciò che di oscuro e di contraddittorio, di falso mescolato col vero, è là dentro ». Ognuno può vedere, poste queste premesse o meglio questa interpretazione, che cosa resta di materialistico o di realistico nella posizione del De Sanctis. Ma lo scrittore andava anche più innanzi e polemizza·va fermamente contro l'« odio iconoclasta» che i realisti parevano aver giurato al sentimento e all'immaginazione ( « che pur coesistono nello spirito accanto al pensiero e gli danno lume e calore »), soprattutto contro il disconoscimento della « presenza del pensiero nella percezione » e dell'« importanza primaria nel principio çonoscitivo » appunto del pensiero: « Se è vero che senza percezione non vi può essere conoscenza dell'essere, è anche vero che senza pensiero non vi può essere percezione ... Io fo di berretto alla percezione; rna non posso cacciar via il pensiero ». Questo atteggiamer1to lo portava a rifiutare risolutamente il realismo come dottrina, proprio pei suoi pericoli di cascare nel materialismo o nel sensismo, e ad accettarlo come metodo, quasi come· una nuova ipotesi di lavoro, un nuovo strumento di ricerca, che potesse avviare << all'uso della vita pratica », al « possesso della realtà », che distogliesse « dalle ipotesi e dalle generalità » per restaurare « la fede nell'umano sapere », che preparasse infine il « secolo nuovo ». E a chi si lamentava e pareva già disposto a piangere sulla fine della filosofia, replicava: « molti si scoraggiano, e dicono - Fine della metafisica -, come prima si diceva: - Fine della poesia -. Ma la metafisica e la poesia sono eterne, e hanno i loro tramonti, ma hanno pure il loro ricomparire 11, · 29 su or1zzon te ... » . 29 Il principio del realismo, in Saggi Critici cit., III, pp. 204-07. Il De Sanct1s conclude: « il realismo potrebbe stare, io credo, senza queste e simili esagerazioni »; 58 Bibiiotecaginobianco

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