... Vittorio de Caprariis nell'arte? Il De Sanctis ha scritto che bisognava dare « una più larga parte alle forze naturali e animali dell'uomo, cacciare il reve e sostituirvi l'azione, se vogliamo ritornare giovani, formare la volontà, ritemprare la fibra»; ha scritto che la « forma del realismo » doveva essere « corpulenta, chiara, concreta » e « tale che ivi dentro traspaiano tutti i fenomeni della coscienza », perché solo a questo modo si può realizzare la forma obiettiva, la vita delle cose 23 • Ma possiamo noi assumere queste frasi polemiche, aggiunte in una postilla al discorso su Zola e l'« Assommoir », come l'a11nuncio della nuova estetica realistica? Possiamo farlo, quando una troppo letterale interpretazione è smentita da altri luoghi dello stesso discorso e anche da scritti posteriori, quello ad esempio su Il darwinismo nell'arte? E soprattutto quando l'intenzione di polemica culturale e direi addirittura politica ( « per una razza fantastica, amica delle frasi e della pompa, educata nell'arcadia e 11ella rettorica, come generalmente è la nostra, il realismo è un eccellente antidoto » 24 ), è così soverchiante? Non solo; ma bisogna chiederci anche se si è veramente sicuri che non vi siano altri elementi che turbino il_ rigore di queste proposizioni: v'è nel contesto una formula assal importante: « l'artista è come il grande attore che oblia sé e riproduce il personaggio tal quale natura lo ha formato » 25 • Questa formula no11 suonerebbe altrettanto bene sulle labbra di un acceso romantico? Non_ sembra, ripetiamo, che qui_ vi sia un mutamento sosta11ziale: la forma è sempre il contenuto che si trasfigura nel « cervello » dell'artista e l'arte è autonoma creazione di nuova realtà. Quella del De Sanctis resta l'estetica della forma: e si dica pure della « forma vivente » se piace di più, anche se l'aggettivo, considerato dal punto di vista della creazione artistica, suona tautologico, dal mon1ento che non v'è realtà, non v'è forma d'opera d'arte realizzata, che non ·sia vivente. Del resto De Sanctis stesso aveva assai chiaro il concetto che ogni estetica contenutistica, svolta coerentemente, avrebbe condotto a negare l'autonomia dell'arte, e questa - scriveva polemizzando con lo Zumbini - « è il primo canone di tutte le estetiche, è il primo articolo del Credo, né un'estetica è possibile che non abbia fondamento » 26 • Sicché proprio non si riesce a comprendere come il Gerratana possa ritenere che da queste pagine che abbiamo or ora ricordate non sia lecito trarre la 56· 23 Zola e l'Assommoir, in Saggi Critici cit., III, pp. 298-99. 24 Zola e l'Assommoir, in Saggi C'ritici cit., III, p. 299. 25 Zola e l'Assommoir, in Saggi Critici cit., III, p. 299. 26 Settembrini e i suoi critici (1869), in Saggi Critici cit., II, p. 268. Bibiiotecaginobianco
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