Nord e Sud - anno XVIII - n. 139 - luglio 1971

1/ ittorio de Caprariis dare nel tipico e di ammazzare così l'arte 15 .: Queste fugaci notazioni si possono illuminare con scritti dell'ultimo periodo dell'attività critica desanctisiana. Nello Studio sopra Emilio Zola il De Sanctis, infatti, esemplifica con quel suo modo tagliente e immediato questo rischio dell'involuzione tipologica: « eccomi inanzi una giovinetta simpatica, piena di grazia; io sto con gli occhi in quegli occhi neri e dolci, e il cuore mi batte; e tu vuoi spiegarmi in lei suo padre e sua mamma e sua nonna; ma per la croce di Dio fatti in là, ch'io vegga, ch'io ami quella cara creatura; cosa è dirimpetto a lei tutto il tuo universo? cosa importa a me la tua scienza? Questo è l'amore, e questa è l'arte » 16 • E in effetti la critica definitiva di Zola è ragionata su questo tema fondamentale: viva il realismo, esclama il De Sanctis, viva la nuova arte che riproduce nelle sue invenzioni e nelle sue trasformazioni la realtà naturale, e che tale realtà procura di imitare; ma con questo non si è ancora a~rtista: quello che crea l'arte è « il vivo sentimento dell'ideale umano e la potente immaginazione costruttrice e rappresentatrice » 17 • E la poesia - ripeterà l'anno dopo, tornando a discorrere del romanziere francese - è tutta nella forma: « e la forma è quella che vi ho chiamata forma ideale, è la cosa ingrandita dall'immaginazione; le forme sono l'espressione, lo stile, il colore » 18 • Finalmente, nell'ultimo suo scritto d'impegno, il De Sanctis ribadisce con fermezza le idee che non aveva mai cessato di professare, e ricorre perfino alle stesse espressioni di una volta, per mettere in evidenza il carattere soggettivo del processo di creazione artistica, la trasfigurazione del reale che si produce in questo processo, la necessità della invenzione individuale perché la poesia si realizzi, perché la potenza della suggestione del reale si faccia atto poetico: « quando un oggetto, o piuttosto l'immagine di un oggetto si presenta nel nostro cervello, noi ne riceviamo una impressior1e; e quando quella immagine vogliamo tradurla. al di fuori nella parola, questa contiene in sé non solo l'oggetto, ma l'impressione prodotta. Quella immagine è l'og1s Saggio sul Petrarca cit., pp. 9-11; cfr. B. CROCE: Una famiglia di patrioti ed altri saggi storici e critici, Bari, 1949, pp. 249-50: « e da che cosa fu ispirata questa seconda postilla? sempre dalla sollecitudine per le condizioni morali d'Italia; le quali dalle romanticherie che il De Sanctis lamentava nel 1868, erano di poi precipita te in tale e tanto ' realismo ' e materialismo, da rendere ormai necessario un ammonimento in senso contrario». 16 Studio sopra Emilio Zola (1878), in Saggi Critici cit., III, p. 252. 17 Studio sopra Enzilio Zola, in Saggi Critici cit., III. p. 268; e cfr. Zola e l'Assommoir (1879), ivi, IJI. p. 295: « egli non è un creatore di arte nuova, e neppure un precursore come si tiene. È un fenomeno, o se vi piace meglio, un sintomo ... ». 18 Zola e l'Assommoir, in Saggi Critici cit., III, p. 283. 54 Bibiiotecaginobianco

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