Nord e Sud - anno XVIII - n. 139 - luglio 1971

Guido Dorso e « L'Azione » « politicamente », dato che per forza, dapprincipio, bisognava ac-- cettare la situazione, salvo poi a modificarla col tempo. Ma sentiva di essere stato debole; e s'infastidiva quando Guido l\1acera veniva a dirgli che, se lui voleva fare la lotta al « trasformismo », non poteva accettare in casa propria una situazione in cui gli accesi toni di « sinistra » non celavano che manifestazioni di classico trasformismo clientelistico meridionale. Né di contatti con gruppi sociali ed economici dirgenti era a parlare, sia perché il dinamismo non era una caratteristica dell'autore di Rivoluzione Meridionale, sia perché egli stesso avvertiva la fragilità dello strumento che gli avevano messo tra le mani. Andò a far visita, invece, a Benedetto Croce. Teneva moltissimo ai suoi rapporti col filosofo, perché gli sembrava, così, di rendere plasticamente la continuità del pensiero meridionale. Mi raccontò di aver detto, ad un certo punto della conversazione: « Senatore, sono liberale anch'io ». « Allora - gli aveva risposto Croce - perché non state nel Partito Liberale? ». « Perché ad Avellino nel Partito Liberale ci sta Rubilli ». « E chi è Rubilli? un criminale, un poco di buono? ». « No, è un gran galantuomo, ma è sempre stato in consorteria con la vecchia classe dirigente ». Qualche tempo dopo, quando, a scissione del P. d'A. avvenuta, Manlio Rossi Daria andò a Trinità Maggiore a trovare Croce, e gli disse che proprio perché si sentiva liberale era passato nel Partito Socialista, al]o scopo di modernizzarlo, don Benedetto rievocò la visita di Dorso, e concluse malinconicamente che le cose della politica italiana erano vera1nente strane, se i liberali si rifiutavano di militare nel partito liberale. Ma Dorso, tornando da casa Croce, mi dice,,a che era comprensibile il fatto che il filosofo non sentisse la necessità di differenziazio11e e di opposizione che la nuova classe dirigente postfascista avvertiva di fro1ìte alla classe dirigente prefascista, ed era 1nolto contento di aver potuto chiarire personalmente la sua posizione al Maestro. Ma quache settimana dopo, durante il solito week-end avellinese di Dorso, Emilio Scaglione, che Schiano aveva nominato vicedirettore, pubblicò un violento articolo contro Croce ( « Gli intellettuali al muro del pianto » ). Emilio Scaglione aveva molto sofferto durante il fascismo, ave,,a dovuto rinunziare alla sua carriera giornalistica: era rimasto duramente intransigente, ed aveva spesso stretto la cintola. Caduto il fascismo, aveva avuto come una esplosione di energia, aveva scritto, aveva parlato (ed a momenti, forse, sognato) di sé, e molto in grande. Il Partito d'Azione, partito di 39 Bibliotecaginobianco

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