... Renato Giordano Guido Dorso e "L'Azione,, L'Azione, quotidiano meridionale del Partito d'Azione, aprì i battenti prima dell'estate del '45. Guido Dorso aveva aspettato quest'occasione più di vent'anni. Dopo Rivoluzione Meridionale, se n'era rimasto, «· silenzioso e selvatico », rintanato nello studio legale di Avellino, dal quale usciva ogni sera per percorrere e ripercorrere il Corso in compagnia di Vincenzo Galasso, discutendo i nuovi aspetti assunti dalla « Questione meridionale » durante il fascismo. Leggeva il Times per tenersi informato, e di tanto in tanto si incontrava con Tommaso Fiore su una panchina della stazione di Foggia, non fosse altro che per « sfogare >>. Aperto, cordiale, simpaticissimo per temperamento, egli risentiva, ora che era un po' invecchiato, in certe depressioni ed in certe malinconie, le conseguenze dell'inazione e dell'isolamento di vent'anni. In compenso, si era ulteriormente radicato nelle sue convinzioni meridionalistiche ed aveva approfondito le sue teorie sulla formazione della classe politica. Dopo la Liberazione - secondo un'espressione che amava ripetere - « era caduto » nel Partito d'Azione, perché gli" sembrava che esso fosse meno refrattario degli altri a far sue le esige11ze di Rivoluzione Meridionale. Tanto era vero, che tale partito affidava a lui la direzione del suo quotidiano nel Mezzogiorno. Più tardi, quando, liberato anche il Nord, Dorso venne a contatto con quei dirigenti del Partito d'Azione, egli rimase estremamente sconcertato dalla confusione d'idee, che, a suo avviso, vi prevaleva, ma non disperò pensando - in pieno accordo, del resto, con Ugo La Malfa - che alla lunga i frenetici sostenitori delle più caotiche rivoluzioni sarebbero stati assorbiti, « come spuma di champagne », dai « politici del partito ». Quando Dorso tornò dalla prima riunione della Direzione Nazionale del P. d'A. (estate '45), si divertiva a raccontare la sua edificazione di fronte ai fiumi di parole dei sindacalisti rivoluzionari, che prodigalmente Milano aveva elargito al partito; egli ne ignorava perfino i nomi, e confondeva, non senza ironia, ma certo con una qualche ingiustizia, i vari Signorelli, Schiavello, Savelli, · 36 • Bib iotecaginobianco
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