.. Manlio Rossi Daria L'aumento dei redditi contadini e la spi11ta a· vendere da parte dei molti proprietari, che non intendessero avvalersi delle altre alternative loro lasciate, rappresenterebbero, d'altra parte, condizioni favorevoli alla realizzazione di un tale obiettivo, il quale, naturalmente, avrebbe anche bisogno di essere complementar1nente perseguito mediante una apposita politica di credito e di assistenza tecnica. Qualcosa di analogo può anche dirsi nei riguardi del terzo degli obiettivi e strumenti della politica agraria proposta, ossia della difesa dell'impresa capitalistica. Non v'è dubbio, infatti, che una profonda modifica dei contratti agrari avrebbe anche l'effetto di un elevamento dei salari agricoli e di un miglioramento di quei contratti di compartecipazione a singoli prodotti, cl1e si praticano nelle aziende ad impresa capitalistica; e che, sotto questo riguardo, la riforma potrebbe accrescere, almeno in alcuni luoghi, le difficoltà dell'imprenditore, ma la riduzione dei valori fondiari e dei canoni di affitto gioverebbe sempre all'imprenditore, sia nel caso del proprietario conduttore, che sarebbe certamente in grado di conseguire redditi più elevati di quelli bloccati, sia, ed a11cor più, nel caso dell'affittuario capitalista, la cui sorte è oggi spesso precaria proprio in conseguenza dell'eccezionale livello dei valori fondiari e dei canoni. È difficile, naturalmente, far previsioni sulle possibili conseguenze di un così vasto rivolgimento di valori, tanto più che esso va prospettato in un quadro futuro di cui non si conoscono né il sistema dei prezzi né le caratteristiche della tecnica produttiva, ma è certo che - ridotto anche il settore dell'agricoltura alla normalità economica, mediante l'eliminazione delle situazioni di privilegio connesse ai contratti agrari - la superiorità della media impresa capitalistica potrà dimostrarsi su scala assai più larga di quella consentitagli dalla situazione attuale. Una delle obiezioni che più spesso si sentono opporre ad una riforma dei contratti agrari è che questa interromperebbe quel flusso dei capitali dalle città e dello stesso risparmio dei possidenti alle campagne, che è essenziale alla trasformazione dell'agricoltura in un paese arretrato, quale è appunto il Mezzogiorno d'Italia. Se il flusso si riferisce ai terreni attualmente condotti da imprese coltivatrici legate ai contratti agrari, l'affermazio11e può essere vera, anche se la perdita risulterebbe modesta, ta11to modesti sono stati negli ultimi decenni gli investimenti di questo· tipo. In ogni caso, tuttavia, una tal perdita - che almeno in parte sarebbe compensata dal maggiore risparmio e investimento contadino, reso più facile d'altronde dalla maggiore stabilità delle imprese - sareb32 Bibiiotecaginobianco
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