Ritorno all.a ragione storica imitando, quel che fu fatto sotto lo stress del periodo della disumanizzazione, rappresentato dal fascismo. Non importa neppure che noi riaffermiamo principi generali che, 11ella loro riaffermazione., sarebbero appunto miti e non principi. Ma. importa che non lasciamo invadere il primo piano da falsi problemi: in politica) da esclusivi problemi di schieramento o anche di piano, e non di energia e di riforma, di leggi da emendare, di categorie e persone con nomi e cognomi da richiamare entro l'ambito della politica costituzionale; in storia 1 da in,,.entari o da bilanci. Il positivismo può aver avuto le sue virtù, e non dimentichiamo che gli dobbiamo le inchieste agrarie, i Franchetti e Sonnino e altre cose belle; ma non è stata una grande epoca del pensiero, e non vogliamo ripeterla. Che ci siano i segni del risveglio dei mostri non mi sembra ci sia dubbio. All'ombra della filologia o della sociologia, che sono state porte loro, i giovani si tengono spesso i loro presupposti marxisti vaghi e mal criticati, o assodati come criterio di guida. O, in politica, hanno indulgenze cinesi o magari psiuppine~ Il fideismo per ora inattivo, sonnecchia all'ombra dei miti apparentemente abbandonati. Non è comparso sull'orizzonte un grosso moto di ra-, gione, che rinsaldi e giustifichi definitivamente l'abbandono dei miti. , ~ Questo moto di ragione (e naturalmente, di ragione storica, ~hé non saprei scorgere la ragione se non nella partecipazione alla vita e nel dominio sulla vita, e non quella ipotetica che non c'è, ma la nostra, di noi nel nostro tempo storico) deve rinsaldare le precarie conquiste conseguite sui miti. Non importa che abbia successo; per esempio, so bene per esperienza quanto precaria sia la nostra influenza diretta sui giovani. Sarà la società fatta da noi, non r1oi, a deciderli quando saranno maturi. Ma è importante che non dimentichiamo noi questa necessità. Non per ridurre a confor1nità esterna con la ragione nostra il mondo che ci attornia; a volte siamo più vicini a certi avversari, a gente di bandiera differente, ma di interesse per le stesse cose della vita, che a gente della stessa confar, mità di te11denze. Ma per introdurre, finché siamo a tempo, l'elemento conclusivo di un processo che non possiarr10 lasciare indefinito. Forse, noi non possiamo andare molto in là, in questo processo. Abbiamo tutti un'esperienza limitata, è difficile farne di nuove oltre quelle che ci pare di possedere. Ma se rafforziamo in noi il mome11to critico, se rifiutiamo l'adeguamento, possiamo contribuire a che altri compia l'opera del ritorno, oltre i miti, della ragione storica. ALDO GAROSCI (giugno-luglio 1965) 23 Bibiiotecaginobianco
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