Nord e Sud - anno XVIII - n. 139 - luglio 1971

Aldo Garosci dustria e politica in cui abbiamo potuto scorgere qualche tratto realistico, ma ben poco sapere di quel che realmente si sia operato. Che ha dato la reazione marxistica all'idealismo? Che ha dato l'importazione del braudelismo? Il più grosso sforzo della storiografia da vent'anni in qua sembra si sia esaurito nel confrontare e spesso nel giustapporre la prepotente storiografia etico-politjca con le esigenze e gli stimoli di altre esperienze, senza dominarle davvero in una visione sintetica. Solo adesso scorgiamo in qualche giovane eccezionale una finezza d'analisi che risolve in visione unitaria i dati dell'eclettismo, u11a ripresa di problemi d'equilibrio e di principio, una ricchezza e una curiosità di impressioni che ci ripagano di tante pallide ripetizioni, della fredda introduzione di temi che non interessano davvero i loro autori. Tutti abbiamo la nostra responsabilità al riguardo. L'eclettismo ci ha tutti più o meno toccati. Può accadere che uno storico dotato del senso vivo del come nasce un nuovo moto storico e ideale stia poi a lamentare che non possediamo una carta adeguata di tutti gli avvenimenti storici che si sono svolti nel nostro paese. Può accadere, come confesso è accaduto a me, di guardare con impazienza a certi esemplari di storiografia, ma poi di lasciarli pigramente correre per il loro destino di moda. E anche voi, amici di « Nord e Sud », anche tu, caro Compagna, avete la vostra responsabilità al riguardo. Il bell'equilibrio tra Croce e Salvemini che è vostro più splendido merito si va spezzando, ad apparente vantaggio del secondo, ma in realtà di una offensiva di sociologia, in cui vedo ancora i poli di sviluppo e le comunicazioni, e magari le comunicazioni di massa, e l'inferiorità psicologica della donna italiana, ma i presupposti storico-politici non li vedo più con la nitidezza d'un tempo, e la polemica indugia su temi che non 1ni sembrano essenziali. So che è assurdo fare questo rimprovero a chi, come ,,oi, è fra i pochi che tengono aperto un dibattito non artificioso; ma, come ho detto, non escludo dall'analisi i migliori. In ogni tempo, lo abbiamo visto, i migliori e i peggiori in modo diverso riflettono comuni tendenze . . Mi sembra, in altre parole, che il nostro tempo, dopo avere infrenato i mostri della superstizione, si stia addormentando accanto a loro. Il disgelo non diventa ragione, diventa inventario. E il pericolo è che, nel sonno della ragione, nascano nuovi mostri. In linguaggio più piano: non importa che la nostra epoca sia un'epoca filosofica nel senso tecnico del termine. Non tutte le epoche hanno gli stessi compiti, e il nostro non è forse di rifare, 22 Bibiiotecaginobianco

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