Nord e Sud - anno XVIII - n. 139 - luglio 1971

Ritorno alla ragione storica vita politica e ne rileva sistematicamente le debolezze. Togliamo i nostri esempi dal campo culturale. Poteva accadere, per esempio, giorni fa, di leggere su un quotidiano un articolo d'un serio studioso di filosofia il quale enunciava con gioia, in verità immotivata, il tramonto dello storicismo. Che cosa voleva dire? Che senso aveva la sua soddisfazione? Per quanto formulata un po' tardi, e pur con tutta la mia fedeltà crociana, mi avrebbe appassionato leggere una critica della concezione storica della vita; o perché essa non sia riuscita sempre a liberarsi del senso della trascendenza, o magari per la ragion.e opposta, e cioè perché in essa l'assenza d'una giustificazione trascendente adeguata abbia trasformato l'immagine occasionale d'un istante a crite·rio di giudizio. Non credo a queste critiche, ma un serio riesame di esse, a tanto tempo di distanza da quando le teorie sono state formulate (e dopo che, poniamo, l'Antoni ha cercato di reintrodurre nello storicismo non solo il primato della morale ma anche la persona e l'individuo, a cui io ripugno) sarebbe stato il benvenuto. Abbiamo, invece, la constatazione fiacca d'un passar di moda; e allora perché ci dovremmo rallegrare della fine dello storicismo, cioè dello studio della ragione o della passione nelle cose umane? Questo è, però, un episodio (che a dire il vero mi pare significativo) in un campo che non è il mio. Ma se mi devo tenere al campo che meglio conosco, quello degli studi storici, come nasconderci il fatto che, almeno agli occhi di chi è vissuto in periodo di storiografia altamente militante, tali studi siano stati abbeverati di eclettismo fino alla nausea? Ho scelto di parlare di queste cose in memoria di de Caprariis perché ho sempre sentito in lui, lo storico di così riposati argomenti come il rinascirr1ento francese e il Tocqueville, una comunione di insoddisfazioni verso la storiografia in cui l'esperienza della vita politica, meglio, la passione di quell'esperienza, fosse ridotta a zero. Non a caso, questo allievo del pur gra11de, ma già eclettico Chabod, sentiva come maestro storico l'Omodeo. So bene che non in ogni caso la storiografia mostra l'origine del problema, politico e morale, da cui è nata. A parte la legittimità della grande filologia, la grandissima storia nasconde, come un monte che vela la sua cima, il problema da cui è nata come ricerca di verità. Ma questo non mi sembra il caso della storiografia di cui siamo stati testimoni in questi ve11t'anni. Storiografia spesso di partiti, portatori di ·ben piccola carica ideale (sia l'opera dei congressi o, diciamo la verità, anche il modesto originario moto postrisorgimentale del socialismo italiano); di legami tra in21 Bibiiotecaginobianco

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