Ugo La Malfa il Partito comunista, nella sua intensa azione diretta a svalutare ogni capacità riformatrice di carattere democratico, ha impegnato tutta la sua macchina propagandistica per ridurre il significato di queste realizzazioni o a puri fatti elettoralistici (riforma agraria, Cassa per il Mezzogiorno) o a decisioni politiche contrarie a fondamentali interessi economici nazionali (liberalizzazione degli scambi). Da ciò la diffusione di uno scetticismo, di una opinione qualunquista, che ha degradato il Mezzogiorno ed immiserito lo sforzo nazionale, nel momento stesso nel quale si proponevano le condizioni di una grande rinascita. Tuttavia, ad un esame pacato ed obiettivo, l'aspetto profondamente innovatore e vivificatore della 11uova politica del Mezzogiorno non può alla lunga sfuggire. E non è sfuggito agli stessi osservatori imparziali che la critica comunista cita in appoggio alle proprie tesi 3 • Del resto, tale aspetto congloba esigenze che la letteratura meridionalistica aveva affacciato. Il problema della proprietà terriera e del latifondo, il problema della carenza assoluta di capitali di investimento nel Mezzogiorno, il problema della pressione che il protezionismo ha esercitato sull'economia meridionale, sono stati momenti importanti della critica meridionalistica, motivi frequenti ed intensi di indagine e di esame. È mancata all'antica critica meridionalistica la valutazione della connessione- fra questi problemi, ed è mancata soprattutto l'idea centrale che deriva da u11'esperienza prettamente new dealista: quella cioè che una grande concentrazione di capitali di investimento, attraverso l'intervento dello Stato, può modificare le condizioni strutturali di una economia depressa. L'esperimento della valle del Tennessee, legato a tutte le teorie del 11ew deal, non poteva essere conosciuto e valutato né dal liberista De Viti De Marco, né da Giustino Fortunato. Mancava soprattutto, ai meridionalisti insigni del passato, la cognizione del come lo Stato possa essere un formidabile redistributore di reddito e di risparmio e come la concentrazione di capitali d'investimento in certe zone, ed in spazi di tempo relativamente ristretti, possa modificare condi3 Afferma la Commissione econon1ica per l'Europa (op. cit., pag. 140) che un « ca1nbiamento rea]mente significativo nell'atteggiamento e nella politica italiana verso il Mezzogiorno depresso ha avuto luogo in anni recenti. Per mezzo secolo la questione del Mezzogiorno è stata all'ordine del giorno della politica italiana, ma l'azione intrapresa è stata fiacca e sporadica. La nuova politica, iniziata con la creazione della Cassa per il l\tlezzogiorno, è assai più vigorosa e comprensiva ed indica una chiara e cosciente rottura con la tradizione dei passati decenni». 12 Bibliotecaginobi.anco
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