Nord e Sud - anno XVIII - n. 139 - luglio 1971

Rosellina Balbi fucilare l'élite culturale ebraica del suo :paese·: « assassinio legalizzato di una folta schiera di scrittori e intellettuali ebrei », lo definirà lo scrittore Howard Fast in una lettera in cui chiarirà il mo• tivo delle s11edimissioni dal partito comunista americano ( del quale, fino allora, Fast era stato un militante impegnato). Ma è evidente che le fucilazio11i, le persecuzioni, la soppressione di giornali e teatri ebraici non furono altro ct1e un diversivo ideologico di copertura non soltanto della ragion di Stato, ma anche delle tensioni interne dell'URSS (e a questo proposito Fejto stabilisce un interessante parallelo tra la politica di Stalin verso Israele e gli ebrei, e la sua politica verso la Jugoslavia e i « comunisti nazionali » ). Il fatto è che la politica filo-araba dell'Unione Sovietica ha una logica precisa, che ha portato il Cremlino da un lato alla ostilità, per così dire istituzionalizzata, nei confronti dello Stato di Israele, e dall'altro lato a perseguitare, all'interno dell'URSS, quelli che vengono definiti « sionisti ». Qui, le osservazioni da fare sono più d'una. In primo luogo, c'è da ricordare che nel 1956 Mikoyan dichiarava: « il sionismo non è reato, da noi. Non si fa nessun processo per sionismo [ ...] Si può anche essere perseguiti e puniti per deviazionismo, ma non per attività sionistiche » 6 • Ma la realtà è tutt'altra. In secondo luogo, occorre domandarsi che cosa si intenda per « sionismo ». Finché Israele non esisteva, era sionista quell'ebreo che sosteneva la necessità di uno Stato ebraico, quale unica possibile garanzia contro le persecuzioni antisemite. Perciò, una volta costituito questo Stato, la logica suggerisce che in esso siano emigrati tutti i sionisti. Sempre in base alla logica, gli ebrei che all'indomani della seconda guerra mondiale decisero di rimanere nei paesi in cui erano nati con ciò stesso dimostrarono di non essere sionisti. Si obietterà: ma l'Unione Sovietica, non consente ai « suoi » ebrei di emigrare, non concede ciò che Aldo Garosci chiama « il diritto al sionismo ».Verissimo.La conseguenza è che non vi è n1odo di accertare quali sono gli ebrei sovietici « sionisti » ( e non solo di accertarlo, ma di « liberarsene ») e i non sionisti. Tra l'altro, l'Unione Sovietica non consente ai « suoi » ebrei neppure di recarsi in Israele come turisti. « È la guerra fredda che ci obbliga a questo atteggiamento verso gli ebrei », spiegò Krusciov. « È augurabile che la situazione inter11azionale si evolva e che non siano più necessarie misure di questo tipo ». In conclusione, la politica sovietica verso gli ebrei 6 Dal citato resoconto di Pierre Lochak in « Réalités ». 122 Bib1iotecaginobi~nco

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==