, Davide nel reame di Marx a chiunque semina odio contro gli ebrei e contro le altre naziqni ». E sei anni prima, all'epoca di u11clamoroso processo per « omicidio rituale », lo stesso Lenin aveva scritto: « In Russia l'osservanza delle leggi è un nome vano. Tutto è lecito all'amministrazione ed alla polizia al fine di perseguitare gli ebrei senza pietà e senza vergogna; tutto è lecito; perfino inventare e mascherare delitti ». (Eppure, quarant'anni più tardi, e non già ad opera dell'amministrazione e della polizia zariste, ma ad opera dell'amministrazione e della polizia sovietiche, si sarebbero formulate, nei confronti degli ebrei, accuse altrettanto inverosimili di quelle del 1913: mi riferisco al processo per il cosiddetto complotto dei medici - quasi tutti ebrei-, i quali, dietro istruzioni dell'ebraismo internazionale, avrebbero progettato di avvelenare i massimi dirigenti dell'URSS). ' Ma torniamo, per il momento, al movimento rivoluzionario, e al fatto, non certo casuale, che ad esso aderirono, conquistandovi posizioni di rilievo, moltissimi ebrei. A parte Marx, troviamo nomi notissimi: per limitarci ai soli russi ricorderò, tra gli altri, Trozki (Bronstein), Zinoviev (Radomilski), Kamenev (Rosenfeld), Radek~, Martov (Cederbaum). Più eloquenti ancora sono certe statistiche: si pensi ad esempio che in Russia, nel periodo 1873-1877, il 15% dei deportati politici era costituito da ebrei; percentuale altissima, se si tiene presente quanto più basso era il rapporto numerico tra la minoranza ebraica e il resto della popolazione. Il soci~lismo, promettendo il riscatto di tutti gli oppressi, si offriva agli ebrei come la sola via per la loro emancipazione; e « la classe dominante perseguitava con particolare sadismo gli intellettuali e lavoratori ebrei proprio perché questo ambiente ha fornito una schiera di militanti al movimento rivoluzionario ... ». In anni a noi più vicini, le persecuzioni non hanno impedito « agli operai di sentire una crescente solidarietà verso coloro che più di tutti soffrono delle afflizioni di cui soffre tutta l'umanità » 1 • Sono parole, queste, di Abram Léon, un giovane studioso marxista che portava a termine, nel 1942, un suo pregevole saggio sulla questione ebraica. Léon era destinato a morire, a soli ven- • tisei anni, nel campo di sterminio di• Auschwitz; e perciò non ebbe modo di constatare come certe manifestazioni di antisemitismo, in Unione Sovietica - manifestazioni che egli non mancò di rilevare, ma che attribuì alle inevitabili difficoltà di un periodo di transizione - si sarebbero, col trascorrere del tempo, accentuate; 1 ABRAM LÉON, Il marxismo e la questione ebraica, trad. it., Samonà e Savelli, 1968. 113 Bibiiotecag inobianco
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