Nord e Sud - anno XVIII - n. 139 - luglio 1971

Un « gruppo di pressione»: la Coldiretti quasi doppio di quello presente nella legislatura attuale. Certo, gioca a favore dell'on. Bonomi, in questo momento, l'interesse elettorale della D.C., la quale fida nel voto delle campagne che l'attività di una organizzazione così rigida riesce a controllare, malgrado la crisi non solo economica, che travaglia il mondo rurale. Alla lunga, però, gli stessi dirigenti democristiani non potranno non preoccuparsi dell'invadenza e della potenza della Coltivatori Diretti, così come ha fatto più volte l'on. Colombo, che, non soltanto per ragioni di stile, ha opposto spesso una decisa resistenza alle pretese e alla linea di politica agraria avanzate dall'on. Bonomi. D'altra parte, la concentrazione nelle mani di un gruppo ristretto di un enorme potere economico-politico si riflette, alla lunga, negativamente sugli interessi delle categorie che pretende di tutelare. E dicendo questo prescindiamo dalle intese tra la Confederazione Coltivatori Diretti, la Federconsorzi, la Montecatini, la Fiat, dal Cartello dei Concimi a quello delle macchine agricole, per ricordare quanto possa risultare dannoso allo sviluppo dell'economia nazionale l'interesse del « gruppo » a mantenere l'attuale struttura delle campagne su cui ha edificato la sua fortuna, in contrasto con gli interessi generali e le stesse aspirazioni dei ceti agricoli. Ogni discussione s11lla validità e convenienza degli attuali ordinamenti fondiari, dell'indirizzo piccolo-coltivatore, dei rapporti tra città e campagna, dell'emigrazione rurale troverà sempre ostile l'organizzazione, la quale ha interesse a deviare la categoria dall'esame dei suoi veri problemi. Quel che è più preoccupante è infatti, in ultima analisi, il livello veramente basso al quale la « bonomiana » svolge la sua azione. Noi almeno non riusciamo a vedere quale beneficio possa derivare alla vita materiale e morale della società italiana da un'azione politica fondata su una ideologia o inconsistente o retriva, su una difesa demagogica e irresponsabile degli interessi male intesi di alcuni ceti rurali e, soprattutto, sulla direzione oligarchica e dispotica di un gruppo di uomini fortuitamente (anche se, per avventura, solidamente) uniti. Ci sembra, invece, che, il giorno in cui la pressione d.i questo gruppo dovesse assumere una consistenza notevolmente maggiore di quella già oggi raggiunta, ne sarebbero seriamente pregiudicate le prospettive di un organico sviluppo democratico del paese. GIUSEPPE CIRANNA (gennaio 1958) 111 Bibiiotecaginobianco

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