GiuseJ:JJJe Ciranna Come si può vedere da questi punti che costituiscono tutto il patrimonio ideologico della Confederazione, il pensiero religioso, politico e sindacale della « bonomiana » non si raccomanda per particolare perspicuità; quel che ha di inconfondibilmente proprio è il tono, quella sicurezza trionfante che viene ostentata in ogni ma11ifestazione, sia politica che sindacale. L'irrobustirsi delle strutture e l'espandersi, il dilagare quasi delle attività dell'Organizzazione ha reso i suoi capi baldanzosi, invadenti, intolleranti. Ogni rivendicazione sindacale diventa una « battaglia», ogni provvedimento strappato o imposto al governo « una vittoria »; l'abuso di u11 linguaggio militaresco è caratteristico delle gerarchie della Coldiretti, e potremmo citare ampiamente dai loro discorsi; esso dovrebbe servire a galvanizzare le masse, a prepararle spiritualn1ente alle future battaglie e conquiste, ad esaltarle nel sentimento della forza raggiunta. Il tema della forza è caro all'on. Bonomi, che giunge perfino a scrivere, con dubbio senso stilistico (nella relaz. cit.): « il mondo dei campi ha espresso, nella Confederazione dei Coltivatori Diretti una forza che è conscia della propria forza e non tollera più che altri settori siano ancora gli unici arbitri, i soli artefici del suo destino ». A sorreggere lo spirito delle masse e a metterne in evidenza la forza di fronte alla classe politica e all'opinione pubblica, nonché a testimoniare l'ossequio alle gerarchie della Chiesa, la « bonomiana » fa ricorso, con tecnica sempre più aggiornata, a manifestazioni spettacolari; i Congressi nazionali della Confederazione si tengono a Roma, preferibilmente in aprile, con la partecipazio11e di decine di migliaia di organizzati. « Come è ormai tradizione - si legge ad apertura della relazione del 1957 - anche quest'anno oltre 50 mila dirigenti delle Sezi9ni comunali e frazionali dei coltivatori diretti, dei coloni e mezzadri, delle donne rurali, dei giovani coltivatori ascend.ono il Palatino per la cerimonia inaugurale dell'XI Congresso della Federazione Nazionale dei Coltivatori Diretti ». Tutto ciò, è stato giustamente rilevato, va a scapito della democraticità delle assemblee: « si chiamano congressi - ha scritto recentemente il settimanale democristiano Politica, di Firenze - anche le adu11ate dei· coltivatori diretti stipati a decine di migliaia coi labari delle federazioni fra i ruderi della Roma dei Cesari, ma sono una sagra dell'Italia rurale dove - al riconoscimento di una dig11ità civil;- ai contadini, chiesto fra molti applausi dal Presidente onorevole Bonomi - manca intanto il primo e più facile esperimento: il voto ai coltivatori diretti per scegliere i dirigenti del loro sindacato. 108 Bibl.iotecaginob.ianco
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