Nord e Sud - anno XVIII - n. 138 - giugno 1971

Editoriale Il test elettorale del 13 giugno non era, per la varietà delle situazioni locali e per la particolare dislocazione geografica, del tutto rappresentativo della realtà politica nazionale. Si è votato in Sicilia, a Roma, a Genova, a Bari, a Foggia, ad Ascoli Piceno. Se si esclude Genova, si tratta di zone del C"entro-sud, tradizionalmente portato ad essere, co·me ha osservato Alberto Ronchey su « La Stampa» del 15 giugno, « la scatola clelle sorprese a destra », con il qualunquismo nel '47, con, Lauro n.el '52-53 ( e per qiLanto riguarda la Sicilia non si dimentichino il separatismo del 1945 ed il 1nilazzismo del 1960). La Democrazia Cristiana ha, tiLttavia, per~o terreno ed il Movimento Sociale Italiano ha guadagnato voti in misura forse maggiore del previsto. A parte la mortificazione che il terzo posto dei fascisti deve costituire per un paese democratico, anche in una consultazion.e elettorale parziale, non si può credere che tutti gli elettori acquisiti dal MSI siano dei nostalgici del passato· regime. Si è trattato infatti d'i un voto dettato piìL dalla irritazione, dalla stizza, dalla voglia di « punire » gli altri partiti, che non dalla ponderata adesione al programma politico del partito dell'on. Almirante. Nell'articolo già citato, Ron.chey giustamente ostserva: « il paradosso è che sovente chi protesta contro le agitazioni ed il disordine degli altri indulge per conto proprio alle stesse cose. Soprattutto nel Sud, se c'è un autoritarismo piccolo borghese ch,e spera in un 'pugno di ferro', capace di mettere a posto le cose, c'è spesso anche un inconscio anarchismo negli stessi gruppi e ceti: e l'uno e l'altro fenomeno si alimentano a vicenda finché sbno in crisi l'autorità dello Stato e l'equilibrio dei partiti. Così accade persino che i bottegai, gli impiegati statali e parastatali prima scioperano e poi votano a destra ». Sarebbe inutile quindi prendersela con il partito neofascista, verso il quale rimane il disgusto di sempre: esso non ha fatto aliro che sfruttare una situazione che i partiti democratici si erano lasciati sfuggire di mano. Responsabili sono quindi quelle forze politiche che, rincorrendo obbiettivi demagogici e subordinando i conten,uti programmatici, così come le stesse riforme, ad ipotesi di nuovi sçhieramenti. hanno 111essoin fuga verso l'èstrema destra quote rilévanti di elettori, no11 del tutto a torto preoccupati del disordine politico, economico, sociale. 3 Bib·I iotecaginobianco -

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