Nord e Sud - anno XVIII - n. 134 - febbraio 1971

GIORNALE A PIU' VOCI I problemi del mondo rurale Prima di clliederci se oggi non si p·onga l'accento sul problema della mentalità contadina e della sua necessaria trasformazione per sviare l'attenzi·one da certe decisioni di fronte alle qua]i il mondo rurale può soltan,to piegarsi, è bene rilevare che quello della n1oden1izzazione è un p·ro,blema che tutte le unità economiche, siano esse industriali o agricole, deb·bono affro,ntare; solo che nel campo dell'agricoltt1ra il ritardo è maggiore, forse proprio per l'esistenza (soprattutto in Francia) di un tessuto istituzionale destinato ad attenuare gli effetti di una modernizzazio,ne troppo brutale. Per quanto riguarda l'agricoltura, con1i11-ciamo col distinguere tre tipi di situazioni: quella delle economie non sviluppate, quella dell'agricoltura in ritardo neìl'arnbito di economie già sviluppate sul piano industriale e, infine, quella dell'agricoltura specializzata, capitalizzata e organizzata nei p·aesi più svilup 1 pati. A queste situazioni corrispo·ndono mentalità specifiche, cioè atteggiamenti diversi nei confronti della terra, del modo di lavorarla e del fine dell'attività economica. Dall'esame di alcuni aspetti di queste situazioni sarà possibile acquisire qualche elen1ento utile riguardo al problema che ci interessa. Cominciamo dunque dai paesi non svilup 1 pati. Bench.é in questi paesi esistano unità economiche agricole di tipo· molto diverso, il modello p,redominainte (per esempio, nei paesi africani) è ancora l'unità di autosussis.tenza, che produce p·er il fab·bisog110 diretto, del produttore e del suo• gruppo familiare o locale. Gli scambi sono limitati e il livello tecnico molto basso. La tradizione, l'imitazione dei padri è la sola fonte di inforn1azione. Anche quando una certa specializzazione colturale - e dunque l'inizio di un inserimento in un'eco,nomia di mercato - ha aip·erto• una prima breccia nell'autarchia familiare o locale, questo non è sufficiente a sradicare 1e istituzioni sociali (familiari, tribali, ecc.) né a diminuire il loro1 controllo sulla società, in modo da permettere agli eventuali im10,vatori di farsi avanti, né, infine, a consentire lo sviluppo dello spirito di imp·renditorialità. D'altra p·arte, le co1tUJre s,p,ecializzate sono il più delle volte colture povere, alle quali co1 rrisponde una tecnologia rudilnentale, basata sull'energia umana o animale, che non richiede innovazioni tecniche né· capitali impo·rtanti, all'inizio, e neppure conduce a progressi tecnici o ad una capitalizzazione. Organizzata dal settore privato o, da una rete statale o cooperativa di raccolta, la commercializzazione delle colture specializzate non ha dato l'avvio ad un importan,te p•rocesso di mo•dernizzazione. Da questo punto di vista 30 Bi pi otecaginobianco .

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