' Italo Talia no stabiliti dallo stesso CIPE. In sostanza, se ben comprendiamo lo spirito di questa disposizione, si tratta di incentivare il frantoio, il piccolo caseificio e la modesta cantina sociale più che la piccola azienda meccanica o chimica complementare ai grossi complessi di base nelle zone già urbanizzate e già industrializzate. Ora, riesce davvero difficile comprendere una simile disposizione - a meno che non si adotti il noto criterio demagogico del Mezzogiorno contadino - se si tiene conto che la piccola industria moderna e competitiva non può sorgere se non là dove_ già esiste tutta una serie di « econon1ie esterne », oggi inesistenti nelle zone particolarmente depresse del Mezzogiorno appenninico. Estremamente macchinosa è poi la procedura per stabilire le agevolazioni a favore delle iniziative industriali di medie dimensioni. In questo caso la graduazione dei finanziamenti agevolati e dei contributi verrà effettuata dal Ministro per il Mezzogiorno, in conformità al prossimo programma nazionale, e dopo un lungo « concerto » ministeriale che riguarda il Bilancio, il Tesoro, l'Industria ed il Lavoro, e sulla base di direttive emanate del CIPE (vale la pena di ricordare che i ministri elencati fanno parte del CIPE) ed ispirate al criterio di agevolare al massimo le iniziative ad alta intensità di occupazione. Prima ancora, però, il CIPE dovrà procedere a « determinare i rapporti tra capitale investito e addetti nei vari settori » sulla cui base saranno graduate le agevolazioni, e dovrà « indicare le direttrici territoriali prioritarie ai fini della massima diffusione e qualificazione dello sviluppo economico sociale ». Anche per questo secondo tipo di incentivi - a parte la scelta, che va condivisa, a vantaggio del fattore lavoro piuttosto che del fattore capitale (purché si tratti di industrie che, oltre ad una elevata occupazione, comportino anche un elevato progresso tecnico) - sorgono perplessità circa la strategia di sviluppo territoriale adottata. Riesce innanzitutto difficile comprendere che cosa debba intendersi per « qualificazione dello sviluppo economico e sociale »; e si ha comunque l'impressione che si voglia abbandonare del tutto il principio della concentrazione degli interventi, sancito con la legge 717, rito~nando al vecchio criterio di un'industria per ogni campanile; criterio che oggi si maschera dietro i cosiddetti « itinerari di sviluppo ». Infine, per le grandi iniziative industriali - per quelle cioè con investimenti fissi superiori ai 9 miliardi di lire - la nuova legge per il Mezzogiorno si lin1ita a fissare l'entità massima del finanziamento e del contributo (rispettivan1ente il 50% e il 12% ); sarà il 18 B~blibtecaginobianco
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