Giornale a più voci fenon1eno nuovo, tre1nendamente nuovo, tale da interessare e anche sorprendere gli scettici. Le orecchie delle sentinelle notturne appostate contro l'indifferenza cinica o « divina», si fanno piì1 tese, più irte, vibrano come sismografi. Questa volta l'attesa della Serao sembra non aver più il senso di 11na ribellione disarmata, impotente. Di questa Roma contestataria si possono agevolmente tracciare, disegnare tre linee essenziali, tre visioni immediate: la prima a livello di costume; la seconda a dimen·sione politica; la terza a livello sociale. Si possono facilmente. identificarne i punti centrali, i centri toponomastici: una piazza per l't1na, un con1plesso di edifici p·er l'altra, una via centrale per l'ultima. Piazza Navona o Trinità dei Monti per uno spettacolo o come un palcoscenico; via del T1itone o il Corso o via Nazionale come itinerario ormai rituale di un corteo; l'Università co.me una specie di ring alla Jovinelli della violenza politica. Contestazione fisiologica, rivendicativa, ideologica. In questi centri voi incontrate tutte le forme, i momenti, le manifestazioni di una contestazione che p•uò apparire italiana nella misura in cui, a chi riesce a osservarla attentamente, rivela un antico sottofondo nostrano, 1na cl1e è nuova nella misura in cui si svolge con aspetti diversi, non 01 sservati prima nella realtà: voi incontrate il barbuto, il capellone, la minigonna, il maxicappotto, l'impiegato, l'operaio, lo studente universitario, il giovane e l'anziano, la ragazza e la do,n11amatura. Chi contesta con barba e capelli, chi con i polpacci, chi con il fischietto e lo striscione o in cartelli a sandwich, chi con il bastone o il casco; in gruppo, in corteo, in coppia o individualmente. Una contestazione d'importazione, così moderna e così vistosa; l'altra di casa nostra, 1nade in ltaly, ancora tradizionale nel fo11do ma per la prima volta - ed è questa la sua novità - con un ritmo quotidiano programmato, che rischia di trasformarsi in abitudine in una città dove accanto all'eternità diventata rudere di pietra c'è il provvisorio diventato istituzionale, quotidiano, non meno eterno del rudere. La prima contestazio•ne è pii.i provocante della seconda: semb,ra imporre tutti i segni di t1na sfida contro la « divina» indifferenza. In questa Roma contestataria si esprimono, convivono, 111escolati, confusi (forse da questa confusione che non riesce ad amalgamarsi deriva al « caro nemico» .una certa garanzia), disordinati, folklore e novità, tradizione ed esordio, antichi con1portamenti e nt1ove mode, radici lontani e sinto 1 mi affioranti. Nel corteo della rivendicazione sindacale, salariale, per le vie qel Centro non è difficile scorgere qualcosa che sta tra il folklore e la protesta, pronta però a superare, in un momento imprevedibile, i limiti dell'una e dell'altra, e negli 11rti violenti all'Università, a piazza Esedra tra gli estremismi ideologici e politici o tra questi e la polizia, non bisogna dimenticare 1111atipica vocazione nostrana sempre in cerca di grandi occasio·ni per scatenarsi. Ma sul palcoscenico di piazza Navona, sopratt11tto di Trinità dei Monti, si assiste ad u110 spettacolo che per il momento è nuovo, tremendamente nuovo: la nuova generazione degli hippies; dei beats, e via di seguito. 57 · BibllOtecaginobianco
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