Nord e Sud - anno XVIII - n. 133 - gennaio 1971

• Girolamo Cotroneo dovrebbero neutralizzare. Ora, poiché nel mon(lo, moderno, e maggiormente nella nostra età dove questa tendenza è stata portata al parossismo, è stata la seconda a prendere il sopravvento; poiché l'individualismo· etico dell'originario cristianesimo è stato sostituito dall'utilitarismo sociale di origine settecentesca; e poiché anche quest'ultima tendenza ha mostrato alle prove storiche i suoi limiti (quando non la sua inefficacia), ecco che, dopo le gerterose illusioni, la soluzione diventa catastrorfì,ca: se, nonostante le ferree strutture che dovrebbero impedirgliele, l'uomo continua a essere « egoista, individualista, soggettivista » non resta che intervenire sulla sua stessa struttura mentale modificandola « fisicamente ». ( E questo naturalmente senza n1ai preoccuparsi di vedere quale possa essere, nell'equilibrio delle faco,Ztà umane, il ruolo di quei pretesi limiti, di cui si preferisce soltanto vedere le aberrazioni e non mai un possibile' aspetto positivo). La conclusio,ne dunque, sembra quasi logica e coerente: ma dietro ad essa non, solo si nasconde, come abbiamo cercato, di dire in preced~nza, un fallimento ideologico, la sconfitta di chi aveva creduto clze le strutture avrebbero corretto l'uomo, m~ soprattutto si nasconde - e questa è forse la cosa più triste - il desiderio di vedere una umanità· appiattita, uniforme, che pensa tutta allo stesso modo, incapace forse di fare il male, ma altrettanto incapace di fare il bene; un'umanità che dopo avere raggiunto l'uguaglianza politica e economica raggiunga poi anche l'eguaglianza psichica. Luciano Della Mea ha concluso il discorso con cui abbiamo aperto questa nota scrivendo· che anche quando sarà possibile modificare l'uomo « molto dipenderà da chi ordinerà le ' modifiche' e a qual fine», per cui saremmo ancora « in una prospettiva di potere e dei suoi possibili usi ». Il problema è certamente anche questo., ma per noi ve ne è un altro assai più importante: dopo le «modifiche» saremo ancora « uomini»? La rivoluzione pedagogica 1 l precedente discorso richiama inevitabilmente alla 1nente un problema della massima importanza, e cioè quello dell'educazione dell'uomo: problema che è stato condizionato in maniera decisiva da quei presupposti ideologico-politici di citi prima abbiamo discusso (o che li ha condizionati). Da quando· infatti le caratteristiche pre·dominanti della nostra cultura sono diventate quelle di tipo sociologico, tendenti cioè a diminuire l'importanza dell'individuo, a restringere al 1ninimo la responsabilità individuale, la scienza pedagogica ha validamente contribuito 44 s· liotecaginobianco

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