Nord e Sud - anno XVIII - n. 133 - gennaio 1971

... Girola1no Cotroneo scon.eerta11ti conclusioni si nasconde una non s_appiamo quanto inconsapevole dichiarazione di resa da parte di chi le pronuncia, la proclamazione di un eia.moroso fallimento ideologico, le cui conseguenze p·otrebbero essere gravissime non solo per la nostra citltura, ma anche per il nostro stesso destino. Questi convinci1nenti, infatti, si fondano su una visione radical1nente pessimistica dell'uomo, cioè sul presupposto che certe co1nponenti della natura itmana, l'egoismo, appunto, e l'individualis1no o il soggettivismo, siano praticamente ineliminabili, per cui qualsiasi struttura sociale (e soprattutto quelle che astrattamente consid·erate appaiono perfette) scon.trandosi con la « natura » dell'uo-mo (noi diremmo con la storia) finisce col venire profondamente alterata rispetto al modello ideale descritto nei libri più o meno sacri: e poiché l'esp-erienza storica sta lì a dimostrare proprio questo, il nemico da combattere questa volta diventa l'uomo stesso, la sua « natura » che occorrerà modificare alla sita radice biologica, visto che le strutture esterne di volta in volta create pro,prio per vincere quella « natura » hanno mostrato- la loro insufficien_za, n.on si sono mai rivelate definitivamerite capaci di piegare la resistenza a esse opposta dalla « natura » dell'uo,mo. Perché, a ben guardare, le ideologie rivoluzionarie dal Settecento in poi si so-no se1npre fondate sitl presupposto illuministico dell'« eterna natura umana», sostanzialmente immodificabile, alla quale si riteneva indispensabile con.- frapporre delle rigide strutture sociali, politiche. e eco·no-n1iche, le quali avrebbero dovuto impedire la manifestazione di certi ineliminabili difetti, qitali appunto l'egoismo d gli altri di cui sopra, creando quindi itna società giusta, una società di eguali, dove le strutture avrebbero salvaguardato- gli uomini da loro stessi, tagliando· alla radice le « condizioni » all'in.terno delle quali potevano avvenire le sopraffazioni, lo sfruttamento, la violenza dell'uomo sull'uomo: cadute dunque le « condizioni » esterne, sarebbero caduti anche i n1ali che portavano co-n sé. E per fare cadere le condizioni occorreva vincere certi nemici, cioè coloro che sit di esse avevano fondato il loro potere: da qui appitnto l'idea della rivoluzione come strumento per elimin.are tlna volta per tutte gli avversari ( i nemici di classe, si direbbe oggi) e creare le nuove strutture destinate a i1npedire che si ricreassero le condizioni entro cui la componente negativa della natura umana aveva potuto liberamente manifestarsi. Già nel 1807 Hegel ironizzava su questi convincimenti espressi dal pensiero filosofico e politico del Settecento, definendo « delirio della presunzio·ne » il tentativo di creare, una volta abbattuti certi « nemici », una società definitivamente giusta: « perciò il batticuore per il benes42 •

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==