Nord e Sud - anno XVIII - n. 133 - gennaio 1971

Economia e Regioni nali dell'industria meridionale (come l'industria della pasta e q_uelJa delle conserve vegetali in Campania). E si debbono ancora ricordare talune questioni molto importanti: il ruolo del tutto secondario assegnato, dopo la riforma agraria degli anni '50, ai problemi agricoli e alla loro proiezione sul piano industriale e commerciale; l'adozione tardiva e solo parziale di una concezione globale dello sviluppo economico, nella quale potessero avere un ruolo adeguato anche il turismo e gli altri servizi accanto alle attività primarie e secondarie; l'utilizzazione spesso anti-eco1ìon1ica delle risorse naturali, e in particolare del territorio, per cui buona parte del Mezzogiorno rischia di trasformarsi in area co11gestio11ata prima ancora di vedere il proprio decollo economico; lo scarso peso avuto dalle ista11te locali nella dislocazione di in1portanti risorse; la mancanza di validi raccordi dei grandi investimenti con le attività locali. Tutto questo è avvenuto per il predominare di una concezione che ha fortemente condizionato lo sviluppo economico italiano e in particolare quello del Mezzogiorno: una concezione « carismatica » del meccanismo economico che tutto autorizzava in forza di una necessità che trascendeva la concreta realtà delle sitt1azioni ambientali e locali. Una tendenza a riconsiderare e a rivalutare la funzione ed il peso dei fattori locali, deve essere assunta in linea di principio, magari dopo analisi adeguata, e resa operativa nei modi e nei tempi in cui lo sviluppo della economia lo consente. Si tratta, in un certo senso, di ribaltare la co11cezione che ha predo1ninato fin'ora. Questo processo è già evidente in campo sociale e politico e c'è solo da augurarsi che sappia prendere sbocchi costruttivi: certi eccessi rivelatisi in proposito possono essere considerati t1na reazione esasperata e paradossale, ma ancora comprensibile, alle tendenze in atto nell'assetto economico e sociale del paese. Ma un rischio c'è e non si deve tacerlo: quello di pretendere di ricondurre og11i fu11zione economica ad un'ottica grettamente regionale: sarebbe L1navera degenerazione del processo autonomistico, un nuovo municipalismo in chiave di autarchia del borgo. Nel trarre spunto dalla celebrazione del settantacinquennio di una azienda di credito veneziana, avvenuta lo scorso ottobre, Pasquale Saraceno ha voluto rivalutare Ja funzione e l'importanza della cosiddetta « banca locale », di quella banca cioè che per antica consuetudine conserva saldi legami con i ceti produttivi di una determinata zona o regione e ha riconosciuto che essa costituisce « uno dei 111assimi presidi della vitalità delle comunità locali, cir31 -Bibl·iotecaginobianco

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