Nord e Sud - anno XVIII - n. 133 - gennaio 1971

. Cattolici e comunisti a pensare che l'epoca « garantistica» dei Concordati, che taluni cattolici « avanzati» considerano come propria dell'era costantiniana, sia oggi superata. Altro aspetto di cui si deve tener conto è la nuova linea di espansione della Chiesa, messa in evidenza dai viaggi di Paolo VI; viaggi che, per la scelta e per il tipo di messaggio portato, hanno finito per caratterizzare l'attuale pontificato. Per usare un'immagine che non vuol essere irriverente, Paolo VI è sembrato più preocpato di propagandare la sigla commerciale che non di perfezionare la linea di fabbricazione ed il prodotto. Cioè nel momento in cui dagli episcopati più avanzati venivano richieste profonde riforme per attuare le premesse che, ad avviso di quegli episcopati, erano contenute nei decreti del Vaticano II, Paolo VI ha lanciato una operazione promozionale su tutt'altro piano. È stata una scelta precisa, in cui da un lato si è teso ad affermare l'universalità della Chiesa cattolica (viaggio all'ONU e all'OIT di Ginevra), dall'altro si è teso ad affermare la presenza della Chiesa nei continenti extra europei (viaggi in India, America Latina, Turchia, Uganda e più recentemente il viaggio in Asia, « alle porte della Cina »). È stata una scelta che ha soltanto un sig11ificato interno alla Chiesa, oppure ha a che vedere anche con il giudizio che la Chiesa dà dei suoi rapporti con le nazioni, i gruppi di paesi, i regimi in essi presenti? Noi crediamo cl1e il significato della scelta sia questo: la Chiesa tende a « separare le sue responsabilità » nei confronti dell'area di più avanzata civilizzazione euro-nordamericana. Tutto il tema del dialogo assume una linea nuova, se è posto in questa prospettiva, che investe la problematica storica del nostro tempo. Il Concilio Vaticano II e le Encicliche seguenti, infatti, hanno portato ad una revisione nei confronti del comunismo, senza peraltro minimamente intaccare il giudizio negativo espresso fin dal lontano 1800 dalla Chiesa nei confronti del capitalismo e dello spirito liberale di radici illuministiche; anzi, la condanna del capitalismo e della sua forma attuale, il neocapitalismo, è stata più volte ripetuta. Questa condanna del capitalismo anch'essa ha una spiegazione che ci sembra individuabile. Nel momento in cui il destarsi della coscienza libertaria e democratica delle !Ilasse preme per una modifica delle strutture e dei rapporti esistenti e mette sotto accusa le servitù spirituali e quelle socio-economiche, la Chiesa si è trovata a dover operare una scelta interpretativa, a decidere, cioè, se considerare le prime come causa delle seconde,. o viceversa. Nel primo 13 .-Bibliotecaginobianco

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